Certe
cose, a volte, si dicono per ignoranza. Ma non è certo questo il caso del card.
Gianfranco Ravasi, a capo del Pontificio Consiglio della Cultura.
Nel
suo articolo dal titolo Cari
fratelli massoni, apparso su Il Sole-24Ore dello scorso 14
febbraio, mostra chiaramente di conoscere la Lettera apostolica In
eminenti apostolatus specula, con cui nel 1738 papa Clemente XII scomunicò
i “grembiulini”, Lettera poi confermata dall’enciclica Humanum Genus,
con cui Leone XIII condannò espressamente il relativismo e la massoneria; ed
anche il can. 2335 del Codice di Diritto Canonico del 1917, che ribadiva il
provvedimento fatto proprio anche dal can. 1374 del nuovo Codice, quello del
1983; così come la Declaratio de associationibus massonicis, emanata dalla
Congregazione per la Dottrina della Fede, per ribadire il divieto di
appartenere alle logge; mostra di conoscere persino due documenti – il primo
elaborato dalla Conferenza episcopale tedesca nel 1980 e l’altro da quella
filippina nel 2003 –, che confermano quanto già altrove normato.
V’è un
aspetto, però, che stupisce: la sincronia. È come se, ad un certo punto,
qualcuno avesse lanciato un segnale e che, in luoghi diversi, chi di dovere vi
si sia attenuto. Perché è forse sfuggito ai più, ma l’exploit del
card. Ravasi non ha rappresentato un episodio isolato. Già lo scorso 25 gennaio
il quotidiano della Conferenza episcopale francese, La Croix,
scrisse incredibilmente le stesse cose e fece le medesime considerazioni di Sua
Eminenza, anticipandolo e chiedendosi se «in un contesto come l’attuale»
non vi siano «più benefici nel dialogo» con la massoneria «che nella
condanna».
Anche
il card. Ravasi ritiene dunque possibile «il dialogo», specie su quei
temi “umanitari” – come «la beneficenza, la lotta al materialismo, la
dignità umana, la conoscenza reciproca» –, ch’egli ritiene comuni,
invitando a «superare» l’opposizione di quelli che bolla come «ambienti
integralistici cattolici» (benché essi includano anche diversi Pontefici ed
autorevoli voci della Chiesa).
Riscuotendo
così l’immediato e pubblico apprezzamento di Stefano Bisi, Gran Maestro del
Grand’Oriente d’Italia, il quale, riconoscendogli «la giusta apertura
mentale», ha subito accolto l’inatteso invito al confronto, per «demolire –
scrive –muri che ormai non hanno alcuna ragione di esistere», negando
che la massoneria sia «nemica di alcuna chiesa» ed auspicando che anzi
un giorno possa festeggiare la «ricorrenza di Porta Pia» assieme al
Pontefice. Un sogno alquanto “singolare”… A Bisi, intervenuto anch’esso
su Il Sole-24Ore, ha fatto eco Luigi Danesin, ex-Gran Maestro della
Gran Loggia d’Italia su Il Gazzettino, dicendo sostanzialmente le
stesse cose, rivendicando con un orgoglio divenuto insolito anche per gli
assidui delle sagrestie, uno status di «cristiano cattolico
praticante, che ogni domenica si accosta alla Comunione».
Il
rifiorire di ammiccamenti al mondo cattolico è già divenuto però virale ed inarrestabile:
così ecco in programma per il prossimo 2 aprile a Roma un convegno dal titolo
iniziatico «Gesù, lucente Stella del Mattino: influenza del Cristianesimo
sul Rituale Emulation», promosso dalla Gran Loggia Regolare d’Italia. Tra i
relatori, oltre ai “grembiulini”, anche il professore valdese Paolo Ricca,
docente anche presso il Pontificio Ateneo “Sant’Anselmo”. Secondo il card.
Ravasi, «bisogna andar oltre “ostilità, oltraggi, pregiudizi” reciproci,
perché rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono, il livello
e il modo di manifestare le differenze», che pure – “bontà” sua – ammette «permanere
in modo netto». È proprio così? Si può affermare che il concetto di «dignità
umana» della massoneria sia lo stesso proposto in casa cattolica? In
realtà, non pare proprio che l’atteggiamento delle logge sia poi molto più
conciliante d’un tempo… Lo dimostrano le posizioni pubblicamente assunte a
favore dell’eutanasia anche per i minori, delle “nozze” gay con adozione e
delle rivendicazioni Lgbt più in generale, della contraccezione, della
fecondazione assistita, dell’aborto, della cosiddetta “pianificazione
familiare”, ad esempio. Posizioni tutte documentabili. In Francia, secondo
l’agenzia Médias-Presse-Info, si registrerebbe una vera e propria «collusione
tra il potere socialista ed il Grand’Oriente». Per cancellare, ad esempio,
qualsiasi forma di «finanziamento pubblico alle attività cultuali»,
eliminare i presepi a Natale, abolire il reato di blasfemia, vietare i segni
religiosi anche nelle università, introdurre l’obbligo della «neutralità
religiosa» presso istituzioni pubbliche e private, come indicato nei 25
obiettivi da raggiungere, contenuti in un manifesto redatto dal Grand’Oriente.
Che
non si scherzi, lo dimostra la recentissima Guida della laicità,
che ha imposto ai 5.600 funzionari comunali di Parigi precise norme di
comportamento, tra le quali l’escludere dall’assunzione o avviare al
licenziamento chiunque indossi simboli religiosi nell’orario di servizio. Ma è
anche il ruolo da “gran burattinaio”, assunto dalla massoneria in ambito
internazionale, a far problema. Ruolo, avente una sola finalità: diffondere
ovunque relativismo, immanentismo e laicismo.
Che,
con questo spirito, gli adepti di “squadra e compasso” stiano già controllando
interi governi è lo stesso card. Ravasi ad ammetterlo, limitandosi però a
citare solo l’esempio dell’Uruguay. E in Canada? negli Stati Uniti? E
l’esecutivo francese, ove massoni sono i ministri Jean-Michel Baylet, Jean-Yves
Le Drian, i Segretari di Stato Jean-Vincent Placé e Alain Vidalies, tutti
guidati peraltro da un altro iniziato, il premier Manuel Valls? Ormai, però, il
raggio d’influenza dei “grembiulini” è sbarcato anche in Africa. Al XXIV Rehfram-Ritrovo
degli umanisti e dei “fratelli” africani e malgasci, promosso recentemente
dalla Gluc-Gran Loggia unita del Camerun, è risuonata una parola
d’ordine: conquistare questo continente alla massoneria.
È lo
stesso obiettivo che si pongono la Gran Loggia Femminile di
Francia ed il Godf-Grand’Oriente di Francia, che ha da
poco inaugurato peraltro altre due nuove logge oltre Mediterraneo, una a
Yaoundé e l’altra a Bangui, capitale della Repubblica centrafricana. Massoni
sono i presidenti della Guinea Alpha Condé, del Madagascar Hery Rajaonarimampianina (compreso il suo
primo ministro), del Ciad Idriss Déby Itno, della Repubblica del Congo
Denis Sassou N’Guesso, del Togo Faure
Gnassingbé, del Gabon Ali Bongo Ondimba, oltre ad entrambi i
candidati alle presidenziali in Centrafrica, tanto Faustin Archange Touadéra quanto Anicet Dologuélé. Ma si
ritiene ne facciano parte anche i vertici di Mali, Guinea Equatoriale, Camerun
e Niger.
Tutti
legati a filo doppio con i “confratelli” massoni di Parigi, espressione
evidente di un neocolonialismo occulto ed esoterico. Per questo – e per molto
altro ancora – certe aperture di credito paiono decisamente fuori luogo. O
davvero il card. Ravasi è convinto in coscienza, che la massoneria non
rappresenti più un pericolo e che si sia trasformata in un semplice club
filantropico per anziani benestanti?
(Fonte:
Mauro Faverzani, Corrispondenza
Romana, 09 marzo 2016)
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