Un altro documento del “samizdat” ecclesiale [cioè di quanti dissentono, ndr] che esprime un senso di sconforto spirituale per l'attuale situazione della Chiesa. E per questo indica la strada del futuro che dovrà essere qualcosa d'altro rispetto a questo pontificato.
Un
altro documento di un anonimo cardinale, che parla come portavoce di altri, sul
pontificato di Francesco valutato come disastroso. Era già accaduto con la
denuncia firmata “Demos” e intitolata “Il Vaticano di oggi”, il cui autore,
ritenuto sconosciuto per parecchio tempo, fu poi identificato nel cardinale
Pell. Questa seconda fase si chiama “Demos II” e si intitola “Il Vaticano di
domani”, a connotare una chiara continuità con la precedente.
Una
nuova puntata di comunicazione clandestina, un testo underground, una specie di
samizdat ecclesiale e cardinalizio, pervaso, tra l’altro, da un profondo senso
di tristezza proprio per la costrizione all’anonimato. Il motivo è
desolatamente richiamato alla fine: «I lettori si chiederanno giustamente
perché questo testo sia anonimo. La risposta dovrebbe essere ovvia per chiunque
conosca l’attuale ambiente romano. La sincerità non è bene accetta e le sue
conseguenze possono essere spiacevoli».
Questo
senso di sconforto e desolazione pervade tutto il documento. Non si tratta di
un sentimento psicologico ma spirituale, come quando ci si trova di fronte ad
un malessere diffuso che colpisce le anime. Questo triste sconcerto emerge
dalle righe di questo testo almeno a due livelli distinti. Il primo riguarda
gli atteggiamenti di Francesco, la sua prassi pontificia, dipendente certamente
dal suo carattere personale ma anche connessa con il suo modo di vedere la
realtà, compresa quella del papato. I suoi metodi autoritari, impositivi e
perfino, si legge nel documento, «vendicativi». La sua insistenza a seminare
dubbi che mettono in difficoltà lo “stare” nella fede, creano divisioni e
conflitti il cui risultato è oggi «una Chiesa più fratturata che in qualsiasi
altro momento della storia». Il puntare su «nuovi paradigmi» e «nuovi sentieri
inesplorati», l’inseguimento del nuovo per il nuovo. L’ambiguità delle sue
affermazioni, l’uso di slogan privi di contenuto teologico e di una nuova
retorica sentimentale e immaginifica ricca di «sfumature ambivalenti». Le
purghe nella curia, le nomine politiche dei suoi affezionati e la protezione
dei propri amici e sostenitori, il disprezzo per il diritto che spesso viene
aggirato, gli eccessivi legami con la Compagnia di Gesù. L’incapacità di
ascoltare e la fretta di demolire in un attimo quanto costruito e insegnato dai
predecessori. Pianificare novità spesso dirompenti senza darne adeguata
giustificazione. L’utilizzo di tatticismi politici. La mancata convocazione dei cardinali ormai
da ben dieci anni, le decisioni prese in solitudine, gli atti di intemperanza.
Il tragico abbassamento del livello del magistero sia pontificio che vaticano.
Tutti
questi segni denotano una crisi diffusa e profonda, suscitano tristezza e
negativo stupore, manifestano sconcerto e confusione spirituale. Però
potrebbero essere anche collegati a particolari tratti temperamentali di
Francesco, attribuiti alla sua storia personale e magari controbilanciati da
altri atteggiamenti come la «compassione per i deboli», la «solidarietà verso i
poveri», la «preoccupazione per le questioni ambientali». Potrebbe non
trattarsi di modi di essere e di fare preoccupanti e non significherebbero
molto più di certi limiti personali. Il precedente documento “Demos” era stato
perfino più analitico ed ampio nell’elencare i discutibili comportamenti di
Francesco, discutibili in relazione al pontificato da lui esercitato. Questo
“Demos II” ne accenna ma non ne fa il centro della critica, che invece verte su
questioni di principio. Per questo motivo si può dire che esso risulta più
accusatorio del precedente, appunto perché più concentrato sulle questioni
decisamente essenziali.
Questo
è appunto il secondo livello di analisi condotta da questo testo. I rimproveri
qui rivolti a Francesco riguardano il cuore della religione cattolica. Il ruolo
del papato viene trasformato e da garanzia della conferma dei fratelli nella
fede diventa «modello di ambiguità nelle questioni di fede». L’esasperazione
della misericordia di Dio a danno della sua giustizia. La storicizzazione delle
«verità oggettive e immutabili sul mondo e sulla natura umana». Un’ermeneutica
stravagante della Parola di Dio contenuta nelle Scritture. La revisione del
concetto di peccato. Le riserve sulla missione evangelizzatrice della Chiesa.
Una implicita interpretazione del Vaticano II come estranea alla continuità. La
visione problematica del sensus fidelium deformata dalla lente della «teologia
del popolo». La tendenza a modificare gli insegnamenti per adattarsi al mondo.
La sottovalutazione del contenuto delle verità credute e la visione della
dottrina come rigida ed astratta. Il disprezzo per il diritto canonico. Il documento
insiste in modo particolare sui difetti dell’antropologia di papa Francesco, in
particolare il suo allontanamento dalla «teologia del corpo» e da una
«convincente antropologia cristiana» … «proprio in un momento in cui si
moltiplicano gli attacchi alla natura e all’identità umana, dal transgenderismo
al transumanesimo”.
I
due livelli qui ricordati, quello degli atteggiamenti personali, indigesti ma
attribuibili al carattere, e quello dottrinale, sono però integrati tra loro
nel “Demos II”. Niente accade per caso in questo pontificato e non esistono
incidenti di percorso, eccessi di carattere o retaggi sudamericani. Anche le
contraddizioni hanno il loro motivo per nulla contraddittorio. Per questo il
«Vaticano di domani» dovrà essere qualcosa d’altro. Parola di “Demos II”.
(Fonte: Stefano Fontana, LNBQ, 29 febbraio
2024)
https://lanuovabq.it/it/demos-ii-invito-a-tornare-al-cuore-della-religione-cattolica
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