giovedì 29 marzo 2012

«Porno Rai in fascia protetta: droga, sesso, ammucchiate»

Evviva Carlo Freccero! Evviva Carlo Freccero, direttore di Rai4! Finalmente uno che parla magari colorito ma chiaro. Finalmente uno che dice come la pensa, senza autocensurarsi per farsi vedere quel che non è. Finalmente uno che si toglie la maschera e non recita a copione. Finalmente uno che racconta la verità su quello che oggi è ritenuto il compito principe della tivù (almeno quella da lui diretta, che però – ricordiamolo – è servizio pubblico pagato da tutti i contribuenti e su cui tutti i contribuenti, di conseguenza, possono dire la loro e pretendere anche di essere ascoltati). E bravo Freccero!
Riassunto delle puntate precedenti
Il 14 marzo, a firma di Francesco Borgonovo, esce sul quotidiano Libero un duro articolo di critica alla serie televisiva “Fisica o chimica”, intitolato «Porno Rai in fascia protetta: droga, sesso, ammucchiate». I protagonisti della teen drama, ambientata in un liceo di Madrid, sono studenti quasi tutti minorenni, cui si affiancano alcuni docenti, più altri personaggi di contorno. Fulcro della trasmissione sono scambi di coppie, triangoli (e anche quadrati e trapezi), rapporti più o meno consenzienti etero, omo, pedofili, bi o trisessuali; stupri, ammucchiate, droghe, alcol e, tra un accoppiamento e l’altro, un dramma amoroso e/o familiare e l’altro, qualche volta si parla anche un po’ – poco – di scuola.
A seguito dell’articolo di Borgonovo, Freccero telefona al giornalista del quotidiano milanese, furioso perché il programma, prima trasmesso due volte al giorno, in fascia protetta, è stato spostato alle 22.00. La sua telefonata viene resa pubblica sulla piattaforma audiovideo di Libero.
Il fatto quotidiano e Il Fatto Quotidiano
La telefonata in cui Freccero insulta Borgonovo dicendogli, nell’ordine: stronzo, fascista, asino, culattone, cretino, deficiente, coglione al servizio dei pedofili, diventa un fatto. Oggettivo, inconfutabile, rimbalza in rete e sui giornali. Prontamente interviene Luca Telese, giornalista de Il Fatto Quotidiano e, in linea con il suo giornale che i fatti tendenzialmente non li racconta ma li interpreta, si affretta a “tradurre” la telefonata – eloquentissima di per sé – spiegando che “lo sfogo di Freccero con Libero è il grido di dolore di un artista censurato dall’Italia bacchettona”. Ringraziando Telese per la delucidazione e rispettando il suo personalissimo giudizio sull’Italia, consigliamo però al premuroso giornalista una ripassatina di Freud, certamente non annoverabile tra i “bacchettoni” di cui sopra. Un po’ come dice il vecchio adagio in vino veritas, Freud spiega più volte che quando ci sfoghiamo si allentano i freni inibitori e tendenzialmente diciamo la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Quel che pensiamo davvero, insomma. E che tenevamo dentro. Piaccia o no a Telese, è esattamente quel che ha fatto Freccero.
E Freccero svuotò la faretra
Chi come noi, poveraccio, ha in eredità un cognome comune, quando si arrabbia può togliersi solo sassolini dalle scarpe. Chi nasce fortunato, e cioè intellettuale progressista, laicista, di sinistra, con un cognome importante, può… di più. E infatti, nomen omen, l’ottimo direttore legge l’articolo di Borgonovo e subito sbotta stizzito: “Questi non sanno chi sono io! Freccerò!” Detto fatto, una dopo l’altra, durante la telefonata, scaglia tutte le meglio frecce della sua faretra.
Prima freccia. “Il programma è pedagogico” (nel corso della telefonata l’ha ripetuto, convinto, più volte). È vero, ha ragione. La serie è stata scelta e va in onda proprio a quelle ore, perché il suo compito è esattamente quello lucidamente svelatoci da Freccero. Deve insegnare un nuovo modus vivendi. Più moderno, più zapateriano. Avendone guardata (sbadigliando) qualche puntata, posso garantire che la trama e i suoi ingarbugliamenti poco interessano ad una insegnante e madre di famiglia, per cui il target è esattamente quello per cui è stata pensata: gli adolescenti (grosso modo, basandosi sullo share, un centotrentamila spettatori al mattino e quasi duecentomila il pomeriggio). Cosa vuole insegnare il direttore di Rai4 - l’intellettuale progressista, laicista, di sinistra Freccero - a questo numero considerevole di giovani? È presto detto (e se proprio non avete niente, ma niente di niente da fare potrete constatarlo da voi). Insegna questo (trascrivo Borgonovo, perché da spettatrice condivido in pieno la sintesi che ne fa). “Libertà uguale assenza di regole. Assumere droghe è normale e concesso. Bisogna obbedire al diktat del politicamente corretto gay: il personaggio migliore, quello più onesto, buono e sensibile è l’omosessuale Fer. Mentre gli altri rimestano nel torbido, i gay sono puri e vanno trattati come orsi bianchi. La professoressa che rifiuta di celebrare la settimana di orgoglio omosessuale viene assalita in quanto “fascista”. La sfera sessuale è resa pubblica fino alla nausea. Chiunque esprima idee anche vagamente “conservatrici” è dipinto come un imbecille. Lo studente Quino, cattolico, appare come un cretino patentato fino a che insiste a mantenersi casto. Quando finalmente decide di concedersi alla compagna Alma (vediamo quasi tutto, nella vasca piena di schiuma) allora comincia a sembrare più intelligente. Tutti vanno con tutti, senza posa e senza problemi, le famiglie non esistono, e se sembrano “tradizionali” rivelano presto vergognosi lati oscuri”. Buono a sapersi. Paghiamo il canone perché ai nostri figli, ai nostri studenti la tivù (pedagogica) di Stato insegni questo. Basta dirlo e Freccero ce l’ha detto. Importante essere chiari.
Seconda freccia. Il “genio” Freccero, l’“artista” Freccero: quello che nei salotti buoni pontifica sulla bontà della recente sentenza della Corte di Cassazione sui diritti delle coppie gay, ma si spinge oltre e preme per il sì ai matrimoni gay e anche alle adozioni-perché-no, se deve trovare l’insulto peggiore da scagliare al nemico di turno non fa neanche fatica perché ce l’ha sulla punta della lingua. Culattone. Più che una freccia un boomerang, ma con i gay (o “culattoni”, come preferisce chiamarli lui) se la vedrà Freccero. La cosa non ci riguarda.
Terza freccia (spuntata). Ma come? Trasmetti “Fisica o chimica” per insegnare – l’hai detto tu, direttore – che i rapporti omo, bi, trisex sono moderni, buoni e giusti, e poi per offendere uno, ed umiliarlo, e farlo sentire peggio di un verme lo chiami “culattone”? Coerenza, Freccero, coerenza! Chi sei? Il dottor Jekyll e mister Hyde de noantri?
Quarta (ed ultima) freccia. In un Paese che si definisce democratico e civile, tollerante e dialogante, rispettoso di tutte le idee e le opinioni (e infatti questa serie televisiva è andata in onda e continuerà ad essere trasmessa), l’illuminato e ottimo direttore di Rai4, arrabbiato con Borgonovo, lo accusa di essere al soldo della Chiesa e usa “cardinale” e “pedofilo” come sinonimi. Conseguenze? Tranquilli! Mentre la freccia due, come dicevo, sarà per lui sicuramente un boomerang, in questo caso non gli capiterà nulla. Assolutamente nulla. Perché alla Chiesa, oggi, si può dire e fare ciò che si vuole (e sarà sempre considerato troppo poco). È accaduto qualcosa per lo sfregio all’immagine di Cristo durante lo spettacolo di Romeo Castellucci? Figuriamoci se ci si scomoderà per difendere uno, due, cento cardinali!
Quattro chiacchiere pacate, senza frecciatine
Nel suo parlare a ruota libera, il direttore di Rai4 non ha detto che “Fisica o chimica” è la foto della realtà di oggi. Non l’ha detto perché sa che è una balla. Gli studenti e gli insegnanti non sono (ancora) quelli descritti nella teen drama! La scuola italiana non è (ancora) come il liceo Zurbarán di Madrid!
Domanda. Ha mai aperto, Freccero, i diari scolastici degli adolescenti: quelli che nascono, a settembre, sottili sottili e alla fine dell’anno scolastico sono grossi, e pieni di ricordi, pieni di ritagli di giornali, pieni di… tutto? Li avesse aperti, avrebbe letto l’indicazione di qualche compito da svolgere per casa, e certamente versi di canzoni o di poesie d’amore. Prima di pensare ai palinsesti, ai contratti, alle pubblicità, agli introiti, ha mai chiesto, ai ragazzi, che desideri hanno nel cuore? Cos’è l’amore per loro? Che amore desiderano per la loro vita? Esca, qualche vota, dall’ufficio in Rai ed entri in una classe vera. Chieda, in una quinta superiore, a programmi ultimati, gli autori, le storie, gli amori che i ragazzi han scolpiti nel cuore! Faccia scoccare più su, le frecce della sua faretra, Freccero! Punti alto! Lei e la tivù che dirige. Allora Rai4 potrà dirsi “pedagogica”: quando saprà insegnare cosa significa amare veramente.


(Fonte: Luisella Saro, CulturaCattolica, 18 marzo 2012)


1 commento:

Anonimo ha detto...

per ora gli insegnano a fare le orge come i bonobo.