Andrea Camilleri dice che il ministro Mariastella Gelmini non è un essere umano. Andrea Camilleri si comporta tanto male e dà lezioni cattive, pericolose, ai giovani, anche perché è in folta compagnia. L’Italia è piena di personaggi che praticano ogni giorno indisturbati il doppiopesismo, termine francamente brutto mai sufficientemente chiaro. Lidia Ravera può dire che Condoleezza Rice è una scimmia più che una donna, il suo non è razzismo. Il professor Veronesi può dare degli animali stolti e primordiali a coloro che danno alla vita umana un valore diverso da quello che gli attribuisce lui, anche questo non è razzismo, tantomeno prevaricazione. Giovanna Melandri può dichiarare indignata che lei in Kenya ci va solo per ragioni umanitarie, giammai nella casa di proprietà di Briatore, anche se ci sono le fotografie che la vedono danzare scatenata col medesimo. Se gli ex terroristi rossi sono tutti fuori, si è finalmente sanata una ferita della nostra storia; se invece Francesca Mambro, che ha fatto più galera di tutti, ottiene la libertà condizionale, è recuperata alla società, è una buona madre, e fa un lavoro davvero socialmente utile, allora è uno scandalo che esige riparazione.
Tutto così, in una ruota insopportabile che rischia di succhiarci il cervello, sì, anche a noi che al conformismo resistiamo. Il nostro, non da solo ma in testa alla classifica, è il miglior produttore di cattivi maestri, quelli che «se lo fanno gli altri mi indigno e li sbrano, se lo faccio io avrò le mie buone ragioni».
Insomma, se il premier Berlusconi si fa scappare un’innocua battuta sull’abbronzatura di Barack Obama, il coro degli indignati speciali che gridano al razzismo si esercita senza freni chiedendo misure severissime. Poi capita che Massimo D’Alema chiami il ministro Renato Brunetta «un energumeno tascabile», laddove tascabile, nel loro linguaggio politically correct, dovrebbe essere proprio proibito.
Niente, va bene così, anzi è sana dialettica.
Ora è di nuovo toccato a Camilleri farne una delle sue. L’uomo ci ha abituati alle sue sortite che nessuno può non dico stigmatizzare ma neanche criticare. Il partito comunista, amato e rimpianto senza una sola remora, la fede marxista mai rinnegata, nel nome dei gulag, i girotondi, eversivi quanto inutili, entusiasticamente corteggiati, con tanto di creazione per la piazza di cinque «poemi incivili», ora, come poteva mancare, il tour delle scuole in rivolta, senza neanche sapere il perché, contro la riforma della scuola e l’attuale ministro della Pubblica Istruzione, reo di tentare un cambiamento che in Italia non s’ha da fare: Andrea Camilleri avrà pure compiuto in settembre ottantatré fantastici anni vissuti a suon di sigarette, catarro, carattere notoriamente brutto, e milioni di copie di gialli venduti Dio solo sa spiegare perché, ma a gettarsi nell’ultima polemica per dare una mano a modo suo non potrebbe mai rinunciare.
Infatti giovedì scorso si è infilato in un liceo classico romano, il Mamiani, ha infiammato un’assemblea e tenuto uno dei suoi discorsetti da intellettuale che non conosce tramonto, spiegando ai ragazzi che per lui «Mariastella Gelmini di sicuro non è un essere umano», e che «dovremmo chiamare i professori di chimica per capire che cos’è». C’era naturalmente il cronista de L’Unità che ha riferito, e la gloriosa attività del Maestro è finita all’attenzione di politici e media. Camilleri però stavolta un piacere alla sua sinistra amata non lo ha fatto, al contrario ha costretto molti dei critici implacabili di Mariastella Gelmini a dissociarsi, in nome, se non altro dell’emergenza educativa che nessuno dovrebbe poter negare. Sai quanto gliene importa dell’emergenza al Maestro Camilleri, che ha campato una vita in Rai da dirigente, e poi ha fatto i miliardi scrivendo libri in finto siciliano. Gentile Maestro, l’età avanzata e il grande successo, creda, sono altrettante fortune smisurate, ma non costituiscono alibi per andare in giro a pronunciare parole infami, tanto più perché indirizzate a un pubblico di giovani, facilmente influenzabili, se non plagiabili. Si riguardi, stia di più a casa, rifletta sulla saggezza e il distacco che una lunga vita dovrebbe regalare. Quanto a noi, i doppiopesisti li inseguiremo con sano accanimento. (Fonte: Il Giornale, 9 novembre 2008)
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