L’idea che ci eravamo fatti di George Bush era quella di un triste oscurantista che voleva bloccare il progresso scientifico, in particolar modo la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Era l’immagine divulgata, tra gli altri, dallo stesso Obama, che accusava l’ex presidente di “rallentare le speranze di milioni di americani”, speranze evidentemente attaccate al chiodo dei prodigi promessi da quelle cellule.
A questa idea se ne aggiungeva un’altra: l’efferato George Bush aveva promulgato delle leggi ideologiche (così sono state presentate anche dai mezzi di disinformazione italiani), cioè fondate su una visione fondamentalista e religiosa, più che su un’obiettiva valutazione dei fattori in campo.
Ma adesso che Obama ha firmato un ordine esecutivo per modificare la legislazione di Bush, il quadro generale della vicenda, così apparentemente netto e definito, comincia a fare acqua da tutte le parti. E chi ci fa una brutta, bruttissima figura, non è quel mostro di Bush, ma il nuovo presidente americano, bello, simpatico e abbronzato.
Per vari motivi che qui di seguito vado ad elencare.
Primo: come ha spiegato bene su Avvenire di ieri la nostra amica Assuntina Morresi, non è vero che Bush abbia impedito la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Non c’è mai stato alcun divieto in questo settore, in quanto i ricercatori americani potevano continuare ad utilizzare, per la loro libera ricerca, le linee cellulari prodotte fino all’agosto 2001, insomma, quelle già esistenti. Bush ha impedito, questo sì, di utilizzare i fondi federali per continuare a distruggere embrioni umani. Divieto che il buon Obama, invece, si affretta a modificare (e nel frattempo ha già rassegnato in finanziamenti pubblici alle Ong che favoriscono anche la diffusione dell’aborto).
Secondo: il buon Obama, l’I can della democrazia mondiale, oggi firmerà utilizzando la propria autorità di presidente, scavalcando completamente il Congresso, che invece solo qualche settimana fa aveva detto di voler consultare sull’argomento staminali. Una radicale inversione di rotta, che tanto democratica non pare.
Terzo: il buon Obama, che a ogni piè sospinto chiede agli americani di stare uniti per fronteggiare insieme la difficile battaglia della crisi economica, su questo tema specifico, dell’unità se ne frega altamente. La sua decisione creerà grosse spaccature, perché, com’è noto, la manipolazione e la distruzione di embrioni umani, anche se fatta per fini nobili (?) di ricerca scientifica, genera in moltissimi dei problemi morali. Sintetizzati in una nota dei vescovi americani: “una volta oltrepassata la fondamentale linea morale che ci impedisce di trattare gli esseri umani come meri oggetti di ricerca, non ci sarà più un punto di arresto”.
Quarto: last but non least, è proprio la scelta di Obama, non quella di Bush, ad apparire gravemente ideologica, perché, oltre ad essere immorale, non è giustificata dalle ultime scoperte di quella libera ricerca scientifica che dice di voler difendere. In campagna elettorale aveva promesso di utilizzare “le meraviglie della tecnologia per migliorare le cure sanitarie”. Com’è noto, Obama piace perché è tutto cuore e amore per le persone che soffrono. Peccato che non è con le cellule staminali embrionali che la gente guarisce. Quella su queste cellule è una “ricerca che non trova”. La linea vincente è invece quella del ricercatore giapponese Shynia Yamanaka, che è riuscito a far “tornare indietro” le cellule adulte, fino ad uno stadio simile a quello delle embrionali. Con il vantaggio di azzerare i problemi etici. Ne abbiamo sentito parlare proprio la scorsa settimana. In pratica, in un futuro che è già presente, le cellule staminali dell’embrione umano non serviranno proprio e la ricerca su di esse sarà del tutto superflua. Lo è già.
Ma allora perché Obama s’intestardisce a finanziare questa ricerca?
Quinto: non è nemmeno un problema di visione ideologica (che avrebbe una sua qualche dignità), ma, pare, di più bassa e squallida cucina. La lobby internazionale che vuole produrre staminali è passata all’incasso, dopo essere stata tra i principali supporters di Obama. La firma del presidente simpatico farà arrivare molti milioncini di dollari nelle casse di alcune aziende biotecnologiche californiane e della principale Università di quello Stato (finanziatrici della sua campagna elettorale).
Se è così, qui non si tratta più della libertà di ricerca scientifica e della volontà di dare realtà alle speranze di milioni di americani. Si tratta di ben altro. Ed è per questo che il buon Obama (che qualcuno già bolla col nomignolo di “presidente aborto”) non esce affatto bene da tutta questa imbarazzante vicenda.
(Fonte: La Cittadella, 9 marzo 2009)
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