L’imposizione a Michele Santoro di una “puntata riparatrice” del suo contenitore televisivo al curaro, è quanto di meglio si poteva pensare per dare una bella lezione a chi fa un’informazione scorretta utilizzando il servizio pubblico. Santoro, probabilmente, avrebbe preferito una clamorosa sospensione di Anno Zero, così da contrabbandarsi ancora una volta come la vittima immacolata di una persecuzione, l’onesto paladino della libertà di pensiero e d’informazione.
Il provvedimento preso, invece, è un vero e proprio giudizio sul suo modo di impostare e di condurre una trasmissione e quindi di lavorare. Gli si è detto: “Tranquillo, nessuno ti toglie il giocattolino, ma tu devi ancora imparare ad utilizzarlo. Intanto chiedi scusa a chi hai fatto del male”. Perché proprio di chiedere scusa si tratta. Lo scivolone è stato grosso.
Che ci faceva Vauro in una puntata in cui si parlava di una tragedia come il terremoto? Si può scherzare su queste cose? La prima, grave stupidaggine di Santoro è stata quella di non aver lasciato a casa il vignettista. E’ colpa di Santoro, esclusivamente di Santoro. Vauro, poi, ci ha messo del suo. Io non ho visto le vignette incriminate, ma ne ho letto la descrizione. E del resto dappertutto si è alzato un grido d’indignazione.
Entrambi i personaggi hanno perso per strada il senso della misura, della realtà e della pietà. Non è la prima volta. Lo abbiamo già detto e ripeterlo diventa anche stucchevole. Anche in questa ennesima, pessima performance di Santoro, la faziosità e l’unilateralità dell’informazione l’hanno fatta da padrone, specie nei collegamenti esterni, che sono il luogo deputato della pura strumentalizzazione.
Due considerazioni. Nessuno osi parlare di censura. Qui si tratta di far rispettare non solo le regole del servizio pubblico a chi evidentemente se ne fa beffe, ma anche l’educazione. La censura è odiosa. Ma è altrettanto odioso l’uso che Santoro fa del suo potere televisivo. Non si può rispondere “Se non ti piace gira canale”, perché quella TV è anche mia, anch’io la sostengo col canone che pago. Non è una TV privata, commerciale. La collettività ha il diritto di pretendere che la TV pubblica sia pluralistica. E che questo pluralismo non sia il risultato di una media delle varie trasmissioni, ma sia la stoffa, lo stile di ogni singola trasmissione.
Seconda considerazione: basta, veramente basta con la TV dell’odio e del tutto-fa-schifo, tutto-va-male. Stiamo ancora contando i danni di una tragedia nazionale che si poteva forse prevenire in parte, ma non evitare in assoluto. Ci sono responsabilità da accertare e sacrosante indagini da svolgere. Abbiamo assistito a tutto lo squallido repertorio che gli uomini riescono a mettere in campo, a cominciare dallo sfruttamento della notizia da parte della stampa, fino ai tristi casi di sciacallaggio. Ma c’è stata anche una reazione, una solidarietà ed un orgoglio nazionale ammirevoli, fantastici. Efficacia degli interventi; rapidità delle soluzioni; capacità nel coordinare le forze sul campo; mobilitazione di professionisti e volontari; tempestività dei provvedimenti da parte del Governo.
Accendere i riflettori solo sulle difficoltà e le magagne, tacendo tutto ciò che di bene e di efficace è stato fatto, è anche questo vero e proprio sciacallaggio. Imperdonabile, ingiustificabile. Per questo è bene che Santoro torni davanti alle telecamere a chiedere scusa con un gesto riparatore. Sicuramente questa volta ci guadagnerà anche in termini di indici di ascolto.
(Fonte: Gianluca Zappa, La Cittadella, 16 aprile 2009)
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