“Esprimere liberamente la propria fede, partecipare in nome del Vangelo al dibattito pubblico, portare serenamente il proprio contributo nella formazione degli orientamenti politico-legislativi, accettando sempre le decisioni prese dalla maggioranza: ecco ciò che non può mai essere scambiato per una minaccia alla laicità dello Stato. Né in America né in Europa. La Chiesa non vuole imporre a nessuno una morale ‘religiosa’: infatti essa enuncia da sempre – insieme a principi tipicamente religiosi – i valori fondamentali che definiscono la persona, cuore della società. Proprio perché fondativi, essi sono di ordine naturale, radicati cioè nell’essere stesso dell’uomo, anche se il Vangelo li assume e rilancia illuminandoli di luce ulteriore e piena”.
Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della conferenza episcopale italiana, ha indirettamente replicato all’accusa di lesa laicità scagliata da Massimo D’Alema contro la Chiesa.
Il botta e risposta è avvenuto nel giro di un giorno. L’affondo di D’Alema contro la “demoniaca tentazione del potere” a cui la Chiesa sarebbe succube è di domenica 25 maggio, nel seminario di Italianieuropei a Marina di Camerota. La replica di Bagnasco è di lunedì 26 maggio, nella prolusione all’assemblea plenaria dei vescovi italiani, a Roma. (Il testo integrale della prolusione è nel sito della CEI). Il cardinale Bagnasco ha preso spunto dal viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti per sciogliere un inno al modello americano di libere Chiese in libero Stato.
Quanto alla situazione politica italiana, Bagnasco non si è trattenuto dallo sferrare due stoccate. Una alle linee-guida alla legge 40 emesse in zona Cesarini dal ministro uscente della salute, Livia Turco. Un’altra al libro “La questua” di Curzio Maltese, liquidato dal cardinale come esercizio di “mala-informazione” dopo che già l’aveva passato al setaccio il quotidiano della CEI “Avvenire” nello speciale (I soldi della Chiesa…) che riportiamo più sopra. (Sandro Magister, Settimo cielo, 26 maggio 2008)
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