Alemanno ha quindi ricordato due momenti che lo legano a Benedetto XV: “il primo lo ricordo con molto affetto ed emozione: ero con mia moglie Isabella in Piazza San Pietro quando ci fu l’elezione. Ma ho anche un ricordo brutto: quando il consiglio comunale non riuscì a esprimere solidarietà al Papa dopo la vicenda della Sapienza”'.
Alemanno, infine, raccontando la fin qui breve esperienza da Sindaco, ha detto che “'questa città sta cercando un'identità profonda che non può essere costruita nella ipocrisia sociale, non ci può essere integrazione senza un baricentro in cui far sentire l'anima di Roma”'. “'Lunedì aprirò il consiglio comunale e in quell'occasione inviterò il Pontefice in Campidoglio per cancellare l'offesa ricevuta all'apertura dell'Anno accademico della Sapienza”', ha poi annunciato Alemanno, che ha parlato di ''un'offesa ricevuta dal Papa a cui l'allora consiglio comunale non riuscì a trovare una maggioranza per dare la più elementare solidarietà”.
Come al solito il coordinamento dei collettivi studenteschi della Sapienza si oppone, continuando a difendere l’ignobile gazzarra camuffata da difesa al oltranza della “laicità della scienza”: «Una provocazione inutile e strumentale» tuonano. «Il sindaco Alemanno è libero di invitare in Campidoglio chiunque voglia: ma troviamo inaccettabile che Alemanno leghi il suo invito a un fatto che non ha niente a che fare con il Comune, facendo passare gli studenti contestatori come dei facinorosi che offesero il pontefice. Tutto ciò che rivendicammo era la laicità dell’università e il diritto democratico di dissentire». Critiche alle affermazione di Alemanno arrivano anche dagli studenti della Rete per l´Autoformazione, che in una nota precisano che «le affermazioni provocatorie del primo cittadino non sono altro che un modo per demonizzare i collettivi studenteschi e i docenti che si opposero alla visita di Ratzinger». Una posizione facilmente prevedibile.
Del resto sembra che questi “collettivi” non abbiamo nient’altro di meglio da fare. Sapevo che l’università era la cattedrale del sapere, dell’educazione, della civiltà, dell’apertura mentale… ma oggi invece, scusate, si ha l’impressione che sia ridotta a punto di convergenza di prepotenti ignoranti, imbottiti di slogan e di luoghi comuni, purché “rivoluzionari”, che hanno come risultato concreto quello di dimostrare alla società la loro pochezza intellettuale di nullafacenti.
Del resto sembra che questi “collettivi” non abbiamo nient’altro di meglio da fare. Sapevo che l’università era la cattedrale del sapere, dell’educazione, della civiltà, dell’apertura mentale… ma oggi invece, scusate, si ha l’impressione che sia ridotta a punto di convergenza di prepotenti ignoranti, imbottiti di slogan e di luoghi comuni, purché “rivoluzionari”, che hanno come risultato concreto quello di dimostrare alla società la loro pochezza intellettuale di nullafacenti.
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