giovedì 8 maggio 2008

Una questione di stile

Sull’Avvenire di domenica 3 Maggio ci si interrogava, in un breve articolo non firmato, sulla strana solitudine di Vincenzo Visco: i redditi degli italiani sono infatti finiti su internet e nessuno si è assunto la responsabilità politica dell’iniziativa, quasi che il vice-ministro fosse un uomo senza governo e senza partito. Non è tuttavia la prima volta che qualcosa di simile accade. Anzi…
Si ricorderà il colpo di testa di Fabio Mussi sulla questione del consenso italiano alle ricerche distruttive degli embrioni in Europa, si parlò allora di un’iniziativa unilaterale del ministro, però nessuno si assunse la responsabilità di contraddire tale decisione nei fatti. Chi aveva sentito puzza di imbroglio ebbe conferma dei propri peggiori sospetti quando lesse il secco commento del ministro Bindi: “non ho motivo di dubitare che si tratti di una decisione collegiale”.
Recentissimo è invece il colpo di coda di Livia Turco, che ha atteso proprio le ultime ore del suo mandato per varare le tanto contestate “linee guida applicative della L. 40” che spianano la strada alla soppressione degli embrioni malati o presunti tali. Un provvedimento che contraddice clamorosamente le finalità della legge. Anche in questo caso l’iniziativa è stata assunta dalla titolare di un dicastero senza che si sia sentita una sola parola da parte di altre autorevoli figure del suo governo.
Pesa invero in tali circostanze il silenzio, anzi la completa scomparsa, del presidente del Consiglio uscente. In questi giorni Prodi è però intervenuto all’assemblea radicale di Chianciano dove ha preso la parola per rivendicare i meriti del suo esecutivo, ha parlato tuttavia delle sole questioni economiche quasi che si trattasse di un ministro dell’Economia e non del presidente del Consiglio, responsabile dell’azione di governo in tutti i suoi diversi e molteplici aspetti.
Non ho condiviso (e si sarà capito) del governo Prodi i tentativi di far passare leggi come quelle sui DiCo e sul testamento biologico, il tentativo di assimilare il concetto ambiguo di “discriminazione di genere” alle violenze contro le donne e i minori, per non parlare delle linee guida che stravolgono la L. 40 o delle campagne a favore dei vari tipi di pillola abortiva, ma ancor meno ho condiviso questo “stile”, questo procedere, su temi importanti per il nostro futuro di civiltà, secondo percorsi ben poco limpidi che rispondono probabilmente ai classici canoni di un ipocrita “gioco delle parti”.
Una seria riflessione sulle cause della sconfitta all’interno del centrosinistra non dovrebbe trascurare questi aspetti. (Stefano, La Cittadella, 6 maggio 2008)

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