Il Papa ha parlato Domenica scorsa di una vera e propria "emergenza educativa" in Italia. A seguire le cronache quotidiane, e in specie quelle degli ultimi giorni, non si può non dargli ragione. Non passa giorno che non si senta parlare di uomini che stuprano giovanissime e finanche bambine, di aggressioni in luogo pubblico, di violenze fra coetanei, di lesioni, torture, uccisioni. E' un bollettino di guerra che fa impressione. Perfino la mia città, di solito piuttosto tranquilla, è salita alla ribalta delle cronache nazionali con i suoi casi di bullismo.
La cosa più ridicola, in questi casi, è sfruttare a fini politici il sangue versato. Come è avvenuto per il caso degli skinheads di Verona, che hanno ammazzato per una sigaretta. La stampa e le forze di sinistra hanno preso la palla al balzo per mettere in guardia contro il "neofascismo". Idiozie. Gli idioti di Verona sono uguali agli idioti che si firmano "la bestie di Satana" o a quelli che alimentano gli squadroni di ultrà allo stadio. Né più e né meno. Sono ragazzotti che in testa non hanno davvero niente, e che hanno bisogno di riempirla di qualcosa.
Qualcosa, che purtroppo, ha a che fare con la violenza.
Il problema è un altro. Cosa c'è nel vissuto di questi ragazzi? Cosa c'è dietro le loro bravate? Vai a vedere e trovi famiglie sfasciate, traumi infantili, sofferenze non rimarginate. Terribili situazioni di solitudine e di abbandono, mancanza di cultura. In genere si tratta di gente che vive ai margini della società, di disadattati, di ragazzi che non hanno una ragione valida per affrontare la fatica dl vivere.
Ne ho conosciuto uno, uno intendo che sarebbe capace di qualche sciocchezza, come quella di Verona. Pessimo rapporto con la scuola, pessimo rapporto con la vita di tutti i giorni, pessimo rapporto con la propria storia e con quella di suo padre, che ha abbandonato la famiglia quando lui è venuto al mondo. Nella mente debole di un ragazzo del genere, possono farsi strada pericolose quanto affascinanti suggestioni. Demonismo, occultismo, mitologie nordiche si mescolano con un nazismo ridotto a slogan istintivi, dentro un calderone che esalta la violenza fine a se stessa. Perché poi va veramente tutto a finire lì, nella voglia di pestare qualcuno, di torturare qualche debole, esattamente come fanno i bulli nelle scuole del Regno.
Questa è gente veramente disperata, poveri disgraziati giovani a cui è mancata la giovinezza. E lo capisci subito, anche perché dietro la maschera del bullo molto spesso riesci ad intravedere il bambino che c'è. Del resto, un ragazzo che vive sulla strada tutti i giorni è quasi predestinato ad essere una vittima dell'idiozia imperante. Le statistiche dicono che invece chi vive e frequenta ambiti positivi (una parrocchia, un oratorio, una comunità ecclesiale, una scuola cattolica), matura i giusti anticorpi, e riesce a produrre una cultura e un impegno con la vita infinitamente più positivi. E' una realtà sotto gli occhi di tutti, piaccia o non piaccia.
Allora, il problema è davvero quello dell'educazione. Il Papa denuncia la mentalità relativistica, edonistica e consumistica. Non denuncia dei soggetti sociali precisi, che sono pure in crisi (famiglia, scuola, istituzioni…), ma una "mentalità", cioè quello che abbiamo nella zucca, che è stato messo nella zucca della gente. L'indifferenza morale delle nostre azioni, la mancanza di una legge naturale uguale per tutti, la convinzione che tanto la verità non esiste e che ognuno può fare come gli pare. Non è stato predicato tutto questo? La ricerca estenuata, continua, corrotta del piacere a tutti i costi. Non è questo che si ripete ogni giorno? E allora chi si stupisce se le ragazzine vanno vestite come prostitute? E come stupirsi se i ragazzini, molto precocemente, desiderano violentarle?
Come stupirsi se giovani educati al tutto e subito si disperano perché la vita non mantiene le promesse, e sfogano la delusione e il risentimento gettandosi in tunnel di disperazione?
Il Papa, che Domenica parlava all'Azione Cattolica, di fronte a una tanto grave emergenza educativa ha invitato coloro che amano la Chiesa ad essere annunciatori instancabili ed educatori "preparati e generosi"; ad essere "testimoni coraggiosi e profeti di radicalità evangelica"; ad "allargare gli spazi della razionalità nel segno di una fede amica dell'intelligenza".
Nel deserto di oggi, oasi di speranza e di felicità autentica, di impegno responsabile ed attivo e di accoglienza, sono quelle realtà comunitarie create da coloro che amano Cristo e la Chiesa. La salvezza del mondo attuale è ancora una volta affidata a quei figli della Chiesa che con abnegazione s'impegnano a creare realtà nelle quali Cristo è presente ed operante, e trasforma i cuori e canalizza le energie e la creatività verso le opere buone.
E' uno sforzo immane, nel relativismo e nell'edonismo imperante, affidato a gente semplice che fa dono, a volte oltre le proprie forze, di quel poco che sa dare.
Magari è gente che non entrerà mai nella lista ufficiale dei potenti di questo mondo. Ma la vera potenza è proprio nelle loro mani. (Gianluca Zappa, La Cittadella, 7 maggio 2008)
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