Il
coro pressoché unanime seguito alla morte di Marco Pannella, non ancora sepolto
e già risorto nelle celebrative e nostalgiche parole di politici, giornalisti e
– addolora dirlo – persino sacerdoti ed alti prelati, è qualcosa di troppo
vasto e imbarazzante, per impedire a chiunque di cogliere che si sta
celebrando la nascita di un nuovo,
travolgente soggetto politico: il PRM, il Partito Radicale di Massa. Previsto
con enorme anticipo, su tutti, dal grande Augusto Del Noce (1910–1989)
nel suo Il suicidio della rivoluzione (1978) – in cui spiegava
che «l’esito dell’eurocomunismo» non avrebbe potuto «essere che
quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese
ormai completamente sconsacrata» -, il PRM non è solo un soggetto politico nuovo ma del tutto monopolizzante,
che oltre a superare sta annientando quel che resta di Destra e Sinistra
inglobandole sotto le insegne del Pensiero Unico.
Dell’esistenza
di questo Partito – esistenza oggi constatabile sulla base di tantissimi
elementi, primo fra tutti l’impressionante
prossimità che, a livello parlamentare, le forze politiche fanno registrare sui
temi etici, sui quali le divisioni sono, salvo rarissimi casi, pura
finzione – si vociferava da tempo, ma il decesso del suo italico
profeta è stata l’occasione della fondazione ufficiale. Del resto, solo con una morte poteva esordire un Partito
che di morte odora lontano un miglio, radunando tutti i favorevoli all’aborto
di Stato, alla fecondazione extracorporea, alla legalizzazione delle cosiddette
droghe leggere nonché – per restare in tema – alla “dolce morte”,
appunto. Ma la forza di questo
nuovo soggetto non nasce solo dal numero dei suoi adepti, ma anche dal quello
delle sue sedi territoriali. Quante sono? Quanti sono i suoi adepti.
Il
PRM, infatti, è completo sia di una dimensione religiosa individualistica –
condensata nel culto, come osserva il filosofo Marcello Veneziani, alla
divinità cinica ed egoista di Kazzimiei – sia di un potere talmente esteso da
non temere alcuna competizione elettorale. Del resto, che bisogno dovrebbe
avere di elettori, un Partito che vanta già sudditi? Perché dovrebbe
preoccuparsi del consenso, un Partito che controlla già coscienze omologandole
su tutti i temi antropologicamente decisivi? Per quale ragione affannarsi a
raccogliere iscrizioni quando si hanno già milioni di adesioni inconsapevoli e
volontarie al tempo stesso? Il PRM non segue i sondaggi, non teme le urne, né i
referendum costituzionali. Solo di
una cosa ha enorme paura: della Verità, intesa come svelamento di tutte le
menzogne sulle quali un’antropologia individualistica si sostiene propagando il
verbo di Kazzimiei.
La forza
della Verità – senza dubbio irresistibile – non deve però far credere che il
PRM sia a rischio di sconfitta né, tanto meno, di scioglimento dato che il suo
radicamento, oggi, è persino superiore alle previsioni di Del Noce, che
probabilmente non immaginava un arruolamento massiccio, nel Partito, anche di
uomini di Chiesa. Inoltre, la
Verità – a differenza delle menzogne – abbisogna di testimoni, di gente
disposta a perderci; ma la gente disposta a perderci per la Verità è oggi molta
meno, purtroppo, di quella disposta a perdersi per il Partito. Viene
così facile pronosticare, almeno nel breve termine, una ulteriore espansione di
questa entità omologante, che seguiterà orwellianamente a collezionare
nuove reclute quasi agli stessi ritmi con cui colleziona errori. Tanto, il solo scopo che si prefigge è il Caos, lo
svuotamento etico foderato di filantropia.
Non
sentirete infatti mai esplicite parole d’odio o di rabbia da parte di
uomini del Partito, non perché odio e rabbia oggi siano scomparsi – tutt’altro –,
ma perché i sentimenti forti, qualunque essi siano, rischiano di rianimare
l’elettroencefalogramma di una massa che deve essere anestetizzata, che non
deve più vivere ma vegetare. Il
PRM propone così una solidarietà al ribasso, uno stare insieme che sia
coesistenza senza essere fratellanza, convivenza senza essere comunione, tutti
insieme eppur tutti soli, senza radici né in Cielo né in terra: non
in terra per non ricordarsi di avere una memoria da coltivare, non in
Cielo per non sognarsi un futuro da costruire. Purtroppo per il PRM, però, l’uomo
ha desideri più grandi delle sue minime necessità e, per quanto il Pensiero
Unico prosperi come prospera oggi, ci
saranno sempre alcuni con nostalgia di Verità, di cose grandi e pure.
Una nostalgia destinata, un domani, ad incenerire il PRM, che finirà nel Nulla
per cui si è sempre battuto.
(Fonte:
Giuliano Guzzo, 21 maggio 2016)
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