È morto Giacinto Marco Pannella ferocemente
anticattolico, nonché simbolo di tutte le leggi contro Dio approvata in Italia
negli ultimi 50 anni (divorzio, aborto, etc.).
Eppure, il portavoce della Santa
Sede, il gesuita Federico Lombardi, lo ha elogiato pubblicatemene in quanto “ammiratore di papa Francesco”.
Sinceramente
parlando non volevamo dare alcuna voce al fatto, ma la canonizzazione di padre
Lombardi alla memoria di Giacinto Marco Pannella (vedi
qui) no davvero, è un inaccettabile delirio di onnipotenza! Questo è
davvero abuso di potere.
Premesso
che un Requiem non si nega a nessuno, noi preferiamo pregare
affinché in cielo lo accolga l’esercito di milioni di abortiti che
lui ha contribuito a formare, sostenendo, osannando e alimentando la legge più
iniqua che l’uomo potesse legiferare, l’aborto.
Non
vogliamo neppure pensare di scaraventarlo nell’inferno, o se farsi un certo
tempo nell’angolo più doloroso del purgatorio, noi gli auguriamo di cuore di
essersi in qualche modo salvato, se non altro per due motivi: il primo perché è
costato anche lui, come noi, tanta sofferenza al Cristo che pagò anche per lui
con la Sua vita; secondo perché abbiamo a cuore il monito del Cristo: «perché
col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale
misurate sarete misurati» (Mt 7,2).
Ma
il Vangelo stesso ci spinge a fare discernimento sulle opere inique, sugli operatori di iniquità,
e l’aborto è una iniquità che non solo va condannato, ma vanno contrastati
anche coloro che operano in questo modo, o vi hanno dato un cospicuo
contributo.
Per
padre Lombardi è eloquente il titolo: a Pannella piaceva papa Francesco, a
quanto pare basta questo per canonizzarlo. Mica ha scritto che
“ammirava Gesù Cristo”, o grande difensore della vita, macché, ma ammirava il
papa. E poi giù, un necrologio zeppo di pensieri mistici cui le parole più
false e più contraddittorie sono queste: “Lo ricordo quindi con stima e
simpatia, pensando che ci lascia una eredità umana e spirituale importante, di
rapporti franchi”.
È poco
prima aveva ammesso che: “Noti i suoi scioperi della fame e della sete con
cui era solito manifestare il proprio impegno antiproibizionista,
contro la pena di morte, a favore dei carcerati, dell’aborto, del
divorzio e dell’eutanasia“.
Ma
padre Lombardi c’è o ci fa? Ha capito che quegli scioperi erano a favore
dell’aborto e dell’eutanasia oppure, furbescamente, avendo mischiato i suoi
impegni contro la pena di morte, vorrebbe far dire che Pannella magari era
contro l’aborto e l’eutanasia?
Di
quale “eredità spirituale” sta parlando padre Lombardi? Milioni di abortiti
sono per lui una ricca e santa eredità spirituale? Qui non stiamo giudicando
l’anima del defunto e nessuno di noi può certamente dire dove è finito, ma
santo cielo! non siamo dementi! Cristiano non è sinonimo di compromesso o di
stordimento. A quando l’elogio funebre ufficiale per dichiararlo “Testimone
della fede e confessore”? Magari anche martire, che mica è morto perseguitato,
cacciato di casa, ma nella Casa di Cura delle suore che padre Lombardi si è
affrettato a minimizzare e a coprire con un più anonimo: “ricoverato in una
struttura sanitaria romana”.
L’Ottavo
Comandamento ce lo rammenta: non dire falsa testimonianza, che non significa
soltanto il non calunniare il prossimo, ma anche non mentire, non ingannare il
prossimo. Il Catechismo del concilio di Trento insegna:
“Commettono
infine questo peccato gli uomini lusingatori e adulatori che, con blandizie e
lodi simulate, si insinuano nelle orecchie e nell’animo di coloro di cui
ricercano il favore, il denaro e gli onori, chiamando male il bene e bene il
male, come scrive il Profeta (Is 5,20)” (n.349).
Ed
anche il Catechismo del 1992, dice su questo Comandamento:
2497 Proprio
per i doveri relativi alla loro professione, i responsabili della stampa hanno
l’obbligo, nella diffusione dell’informazione, di servire la verità e di non
offendere la carità.
La
Chiesa non “canonizza” il defunto (per fare questo ci sono i processi della
congregazione per i santi), ma lo affida a Dio con il cuore contrito ed
umiliato, che solo da Lui attende la lode a seconda delle opere che avrà
compiuto. E c’è, esiste la giustizia divina che è misericordia per i milioni di
abortiti. In qualche modo, nelle esequie, la Chiesa, secondo la parabola evangelica
del banchetto nuziale (Lc 14,7ss.), pone il defunto all’ultimo posto, ossia
“steso a terra” ai piedi dell’altare, e attende che Dio stesso, e solo
Lui, sorga e dica “Amico, passa più avanti” (Lc 14,10).
Noi
auspichiamo a Pannella questo incontro con Dio, l’unico che potrà giudicarlo,
ma la Chiesa stessa non presume mai nei suoi figli quello stato perfetto di
santità, che solo Dio può riconoscere e, umilmente, invoca misericordia, eleva
il suffragio e si mantiene sotto il giogo della penitenza. Ma nessun sacerdote
può arrogarsi il diritto (abuso di potere) di “canonizzare” qualcuno la cui
condotta di vita non è stata affatto esemplare per il cristiano, specialmente
se soggetto pubblico, che ha dato di scandalo e per tutta la sua vita ha
lottato contro la vita degli altri, godendo per la legge sull’aborto,
rivendicandola quale sua opera meritoria.
(Fonte:
Le cronache di Papa Francesco, 19 maggio 2016)
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