Anche
se l’annuncio di ieri (con fanfara, trombe e tamburi) parla di una “apertura al
diaconato per le donne”, per compiere opere di catechesi e servizio (diaconessa
non è il femminile di diacono), le campane nella nostra mente stanno suonando
a martello. Ancora una volta. Le donne infatti nella Chiesa compiono
già opere di ogni tipo e parlare di diaconato è solo un espediente per aprire
al sacerdozio femminile, anche perché il diaconato femminile non ha alcuna
liceità, essendo il primo grado del sacerdozio.
Si
vuole quindi imporre la donna prete entro breve. Non ci sono altre letture. Ormai il metodo di lavoro
di Papa Francesco lo conosciamo e presto o tardi qualcuno ci verrà a dire che
le donne prete sono perfettamente in linea con la Bibbia, ma anche con i Veda,
il Corano e, perché no, con il Necronomicon.
Su
questo argomento però non si può discutere e l’unico modo per avere le
donne prete sarebbe andare contro il Magistero, anche recentissimo, della
Chiesa e contro le pronunce di due predecessori dei tempi moderni, Beato Paolo
VI e San Giovanni Paolo II. Sappiamo però che Francesco se vuole fare una cosa
la fa, esattamente come è accaduto con la pericolosissima Amoris Laetitia che
apre all’Eucarestia per i divorziati (sì, esatto), ma su questo frangente il
discernimento caso per caso non esiste (se poi esista in generale è una
discussione ancora aperta). O le donne possono fare le pretesse o no. E
ovviamente non possono.
E’
chiaro che le donne diacono ci metterebbero pochi minuti ad arrogarsi il
diritto di celebrare messe, “consacrare”, imporre le mani, impartire
sacramenti. Sappiamo
che succederà. E quindi fra pochi anni ci diranno “ormai è prassi pastorale, le
donne prete nei fatti ci sono già e non c’è motivo per cui non vadano pienamente
ordinate”.
Ora
capiamo perché
l’Osservatore Romano poco tempo fa ha pubblicato sproloqui riguardo il
sacerdozio femminile. Non era una boutade fuori controllo, ma qualcosa di
predisposto ad hoc. La strategia è quella di indorare la pillola. E capiamo perché
Bergoglio ha voluto sottolineare la possibilità di lavare i piedi alle donne,
visto che la lavanda dei piedi è l’episodio evangelico in cui si istituisce il
sacerdozio.
Il
bombardamento mediatico d’altronde è già iniziato, puntuale come un orologio svizzero.
La frase fotocopia sui giornali è la seguente: “la motivazione comunemente
addotta per dire che le donne non possono fare i preti è che durante l’ultima
cena non erano presenti donne”. Quel “comunemente addotta” è la tipica
espressione da progressista che vuole comandare in casa d’altri.
“Comunemente” in questo caso
rappresenterebbe il pensiero dei pontefici della Chiesa Cattolica, che
evidentemente passavano in Vaticano per caso, oltre ad una presa di posizione
fattualmente ex Cathedra di Giovanni Paolo II, dunque infallibile e non
modificabile, nemmeno da un suo successore, perché basata nientepopodimenoche
sulle disposizioni di Nostro Signore Gesù Cristo.
“Pertanto
– scriveva
Giovanni Paolo II nel 1994 – al fine di togliere ogni dubbio su di una
questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione
della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli dichiaro
che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione
sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo
definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”.
Però,
siccome pare non valga più neanche l’espressione “l’uomo non divida ciò che Dio
ha unito” pronunciata da un certo Gesù (qualcuno se lo ricorda?), tanto meno
può valere il pronunciamento di un Papa. Di fronte a questa volontà di
stravolgere ogni sacramento è comunque bene ricordare che mai e poi mai le
donne potranno essere presbitero. E’ definitivo. Qualora le donne diventassero
pretesse la Chiesa Cattolica non sarebbe più tale, perché andrebbe contro il
disegno di Dio. Nessun uomo è proprietario dei sacramenti, men che meno il Papa.
Paolo
VI al riguardo scrisse : “La ragione vera è che Cristo, dando alla
Chiesa la sua fondamentale costituzione, la sua antropologia teologica, seguita
poi sempre dalla tradizione della Chiesa stessa, ha stabilito così. Che in un
coro di voci umane vi sia il tenore e vi sia il soprano, e con quale differenza
e insieme con quale armonia di effetti artistici, non è una preferenza per l’uno
e un torto per l’altra, ma un ordine, fondato sull’essenza delle
persone che lo compongono, una bellezza che ha per origine la sapienza
ontologica della natura, cioè di Dio creatore”.
E’
chiaro che, alla luce di quanto appena riportato, si smaschera ancora una volta
cosa ci sia dietro la possibilità che le donne diventino prete. Una volontà
malcelata di azzerare i sessi e le loro differenze, una teoria del gender in
salsa ecclesiastica, che va ad attaccare la base stessa del disegno divino
anche e soprattutto contro il sacramento dell’Ordine. Per costruire il mondo di Satana non basta
confondere i ruoli di padre e madre, ma si deve attaccare anche e soprattutto
quello del sacerdote.
Che sia un Papa a dare adito a tutto ciò, è
sinceramente sconfortante. Che nessuno, neanche fra i fantomatici “buoni
pastori” apra bocca da mesi, lo è ancora di più.
(Fonte:
Francesco Filipazzi, Campari & De
Maistre, 13 maggio 2016)
http://www.campariedemaistre.com/2016/05/le-donne-prete-lultimo-attacco-gender.html
http://www.campariedemaistre.com/2016/05/le-donne-prete-lultimo-attacco-gender.html
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