giovedì 16 ottobre 2008

Brutte notizie (ma una buona)

Apri il giornale e ti viene lo sconforto. Non tanto e non solo per le notizie relative alla crisi economica mondiale, quanto per quelle che vengono da casa nostra e in particolare dalla Lombardia. Ce ne sono un paio che si sono conquistate la prima pagina. In entrambe sono protagonisti i giudici, le nuove autorità massime dello Stato italiano. Credevate che fosse la politica a governare? No. Sono loro, i giudici, che decidono chi governa e chi no, cosa deve fare e cosa non deve fare, perfino chi è degno di vivere e chi deve morire.
Ma andiamo con la prima notizia. Succede che la Regione Lombardia abbia emanato delle linee guida in materia di aborto, con le quali si consente l'interruzione della gravidanza solo fino alla ventiduesima settimana. La legge 194 non fissa limiti di settimane, dice solo che l'aborto "terapeutico" è vietato dal momento in cui il "feto" è in grado di sopravvivere in modo autonomo. Per convenzione, finora, la settimana numero 24.
Ora, molti medici della Lombardia (gente che conosce il proprio mestiere, che ogni giorno è sulla breccia per aiutare i pazienti, che si aggiorna, ricerca, insomma, aiuta la scienza nel suo cammino) assicurano, grazie ai progressi scientifici e tecnologici, che i "feti" possono vivere di vita autonoma già dalla 22° settimana. Stando così le cose, ed essendo lasciata al medico la possibilità di decidere (perché la ricerca scientifica va sempre avanti, non si è fermata a 25 anni fa) la Regione ha deciso di portare a 22 le settimane entro le quali si può fare aborto terapeutico.
Otto (diconsi otto!) medici milanesi supportati dalla CGIL hanno fatto ricorso e… tanto il Tar che il Consiglio di Stato gli hanno dato ragione! Il commento dei "vincitori": "E' una splendida giornata per le donne, i loro diritti, la loro libertà di scelta" (!!!). Il commento del Presidente Formigoni: "L'ideologia si illude di aver vinto contro l'evidenza scientifica, che viene invocata solo quando fa comodo". Già, qui a rimetterci è la scienza, oltre alla morale e alla ragione.
L'autorità giudiziaria non si ferma davanti a nessuno, nemmeno davanti al progresso scientifico. Quei bimbi possono vivere? E chissenefrega! Il Consiglio di Stato ha pontificato: vanno eliminati.
A fianco, l'altra notizia, sempre dalla Lombardia, sempre coi giudici protagonisti. Stavolta quelli della Corte Costituzionale, che hanno rigettato un altro ricorso fatto dalla politica, quello contro la sentenza dei giudici milanesi che in pratica autorizzavano il signor Beppino Englaro ad eliminare la propria figlia Eluana. La casta si autodifende e si autoassolve.
Camera e Senato avevano accusato la Cassazione e i Giudici d'Appello di Milano di avere in pratica sostituito il Parlamento, "legiferando" in materia di diritto alla vita. La Corte Costituzionale ha risposto lavandosene le mani. Complimenti! Del resto era la soluzione migliore (per loro): c'è un padre che ha montato su un casino del diavolo per portare alla morte la figlia, in stato vegetativo dal 1992; ci sono dei colleghi che hanno fatto già il lavoro "sporco" di decidere per l'esecuzione; c'è un Parlamento che, nel caso in cui legiferasse in materia, farebbe una legge dove di sicuro non verrebbe ammessa la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione (in quanto aiutare tramite sondino un paziente a mangiare e a bere non è accanimento terapeutico)… insomma, c'erano tutti i motivi buoni (per loro) per lasciare le cose come stanno.
Anche qui un commento, quello del padre: "Ha prevalso la ragione. Adesso ho un ostacolo in meno. Diciamo che è il massimo" (!!!). Eluana ha fatto, grazie ai nuovi Pilati, un altro passo verso il patibolo. Grazie ai giudici, che hanno ormai potere di vita e di morte.
Per fortuna sul giornale trovi anche una notizia e una foto che ti riconciliano con la vita. E qui, guarda caso, i giudici non c'entrano niente. C'è la foto dell'ex calciatore Stefano Borgonovo, steso su una carrozzina, malato di un'atroce malattia, la Sla, che entra nello stadio di Firenze, spinto da Roberto Baggio. Si è radunato un intero stadio per lui, c'è la nazionale in tribuna, in campo c'è gente come Ronaldinho, Gullit, Evani, Tassotti, Costacurta, Antognoni, Sacchi, Prandelli, Ancelotti… Tutti a fare festa per lui, con un grande abbraccio. Tutti intorno ad un povero handicappato, ad una larva d'uomo, che però sorride felice.
Ecco, vedi questo e capisci che la vita può essere accolta, deve essere accolta.
Quella del "feto" che può sopravvivere all'aborto; quella di Eluana che è in stato vegetativo; quella di Stefano, che ormai non è più di un fagotto buttato su una carrozzina.
La vita deve essere accolta e sostenuta, perché è più grande delle condizioni o delle circostanze.
La vita non ha confini, se non quelli che gli pone il nostro egoismo, o il nostro amore. (Gianluca Zappa, La Cittadella, 10 ottobre 2008)

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