Ragazzini che, utilizzati dai loro genitori, passano notti in bianco a fianco alle loro maestre; quattro gatti all'università che gridano "occupazione occupazione" e che "okkupano" le aule; studenti delle medie superiori in piazza perché bigiare la scuola e gridare qualche slogan è figo e varia un po' il tran tran quotidiano (ma mica sanno davvero quello che fanno)…
Potremmo continuare con l'elenco, ma è meglio fermarsi qui (per un minimo di decenza).
Tutta questa gente, che se ne renda conto o no, sta difendendo lo sfascio, la rovina della scuola italiana.
Facciamo subito un esempio? Eccolo. Mia moglie ha una supplenza in una scuola media. E' una cosa da non augurare nemmeno al peggior nemico. A volte si entra in classe e si è ostaggio di una banda di maleducati, strafottenti, sfrontati teppisti, bulli, cretini, davanti ai quali il docente è impotente. Il preside della scuola in cui insegna mia moglie è stato chiaro: non mettete le note sul registro, sennò violate la privacy e rischiate una denuncia anche per aver destabilizzato psicologicamente il povero ragazzino.
E questi scendono in piazza contro il ritorno del voto in condotta, capite?
Ma come, con tutto il bullismo che c'è in giro, con tutta la microcriminalità, con lo sfascio giovanile che è sotto gli occhi di tutti, dobbiamo continuare a buttare nelle classi dei poveri docenti che non hanno più nemmeno gli strumenti per sanzionare un comportamento sbagliato e negativo? E dove va a finire il loro ruolo, la loro autorità?
Ma lo sanno, questi idioti che protestano, che esistono ragazzini che subiscono quotidianamente violenze e vessazioni (soprattutto nella scuola media) e pagano dolorosissime conseguenze (in termini di depressione, di fobie, di somatizzazioni), senza che nessuno li difenda?
Veniamo al secondo problema: il famigerato maestro unico. Non ci crederete, ma la proposta del Ministro ritorna ad allineare la nostra scuola con l'Europa. Perché in Europa il maestro unico è la regola, mentre le nostre tre maestre sono l'eccezione. Una pessima eccezione, introdotta nel 1990 per immettere più gente dentro quel grande ammortizzatore sociale che è la scuola italiana. In barba ad ogni vera esigenza educativa, di cui oggi tanto ci si riempie la bocca.
E se in questi ultimi vent'anni siamo caduti ancora più in basso nelle classifiche Ocse, forse c'entra qualcosa anche il sistema che abbiamo creato. Abbiamo tolto dei sicuri punti di riferimento ai nostri bambini, a vantaggio dell'ingresso di un "team" di insegnanti "specializzate".
Una roba moderna, direte. Altrove (in Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Inghilterra, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia e Ungheria) vige invece il maestro unico o il maestro prevalente. Una figura di riferimento, attorno alla quale ruotano gli insegnanti di materie specialistiche (lingua, educazione fisica, musica, arte, religione…). Saranno più antichi, ma sono tutti più avanti di noi nelle classifiche.
I nostri partner europei hanno capito che è più che sufficiente un docente preparato, professionista, e sostenuto da un certo prestigio sociale, per assicurare ai bambini ciò di cui hanno bisogno a quell'età: saper leggere, scrivere, far di calcolo, relazionarsi correttamente con gli altri.
E questi vanno in piazza per difendere un sistema cervellotico, introdotto solo per moltiplicare i posti di lavoro. Posso capire che molti genitori abbiano una paura tremenda che si riduca il tempi pieno, perché c'è l'effettivo bisogno di parcheggiare i bambini da qualche parte se padre e madre (come purtroppo è sempre più necessario) lavorano e arrivano tardi a casa. Ma allora lo si dica chiaro e tondo che serve un'assistenza sociale. E si eviti di entrare in considerazioni di tipo educativo, perché questo problema non ha niente a che vedere con il maestro unico.
Poi ci sono gli universitari nostalgici di quel Sessantotto di cui gli hanno imbottito la testa, che difendono un'università squalificata, ingolfata da corsi e corsetti di laurea sulle materie più astruse, dove si inventano posti di lavoro per docenti e assistenti amici degli amici, quando non parenti dei vari baroni.
Poi ci sono anche quelli che protestano contro i "fondi alle non statali" (argomento ideologico che non guasta mai), cioè contro un sistema di scuole che ogni anno fa risparmiare allo Stato qualcosa come sei miliardi di euro. A spese di quei contribuenti che pagano due volte per l'istruzione dei figli.
Tutti costoro parlano di futuro, mentre difendono ostinatamente un presente fallimentare, un'immensa montagna che ogni giorno partorisce topolini. Un'immensa Alitalia. Tra l'altro nel bel mezzo di una crisi gravissima. Farebbero pena, se non fosse che fanno rabbia. (Gianluca Zappa, La Cittadella, 17 ottobre 2008)
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