Il giorno dell’Epifania di 68 anni fa venivo al mondo: erano le primissime ore di quell’alba gelida del 6 gennaio, in cui la Befana si affrettava a concludere le sue discese nei camini delle vecchie case di campagna della pianura veneta. Alla mia famiglia ebbe l’ardire di portare me come pacco-dono!
Penso sia inevitabile, in una ricorrenza del genere, mettersi un istante a pensare.
Stamani, per esempio, verso le dieci, alla quinta telefonata di auguri, riflettevo che 68 anni fa non ero ancora nato: e se non fossi mai venuto al mondo? pensavo. Il mondo avrebbe sicuramente e comunque girato anche senza di me. Non so se meglio o peggio, ma di sicuro senza di me. E mi veniva in mente quel bellissimo film di Capra, “La vita è meravigliosa”, in cui il protagonista per un attimo desidera di non essere mai nato e ha il privilegio di vedere cosa sarebbe successo senza di lui. È allora che scopre quanto la sua vita fosse stata importante per quella di molti altri.
Io so che la mia vita è stata importante, anche solo per il fatto che, senza di me unito a mia moglie, non ci sarebbero mai stati i miei quattro meravigliosi figli. Non ci sarebbe stato nemmeno questo blog [sai che perdita! dirà giustamente qualcuno], in cui però molti sono passati e continuano a passare a leggere e a scrivere.
La nostra vita è importante ed è strettamente legata a quella di tanti altri.
Noi siamo importanti, anche se ci sentiamo a volte piccoli piccoli o molto deboli.
Sono entrato in chiesa a pregare, o meglio, a ringraziare. Perché questa vita non me la sono data da solo e non mi sono fatto da solo così come sono.
Io so che Uno mi ha pensato e mi ha mandato qui. Uno presso il quale dimoravo, prima di scendere in missione sulla terra. E lo devo ringraziare per i doni che mi ha fatto [e me ne ha fatti tanti]. Lo ringrazio anche per le debolezze contro le quali devo lottare, per i limiti che mi bloccano, per ciò che non mi piace di me e mi scandalizza. La mia vita è un’avventura, fatta di momenti esaltanti e momenti faticosi, strettamente legati tra loro.
Ripenso a questi 68 anni [Dio mio, quanti sono!] e ringrazio Dio anche per un fatto importantissimo: perché vedo la Sua costante mano, il Suo disegno misterioso, che mi ha condotto fin qui, e mi ha reso “epifanico” della sua grandezza, ossia la dimostrazione tangibile della Sua esistenza e della Sua incommensurabile bontà.
Nella mia vita ci sono stati momenti molto dolorosi, ma erano per un bene più grande che si andava preparando. Non sono stato mai abbandonato un attimo. A volte sono stato anche, come dire, condotto per mano, o addirittura preso in braccio.
Dunque ho pensato: Lui mi ha fatto così come sono e lo devo ringraziare per questo. Non è un pensiero banale: tutti abbiamo fatto l’esperienza, nella vita, di qualche istante in cui abbiamo desiderato essere altro da quello che siamo. Ma saremmo degli ingrati se non facessimo lo sforzo di guardare con simpatia e con responsabilità a quello che siamo, perché non siamo così a caso.
Il privilegio di noi credenti è quello di vivere una vita che ha un senso, quindi una vita che può anche non essere facile, ma che è felice. Cosa desiderare, allora?
Di percorrere tutta, e con sempre maggior forza e determinazione, la strada sulla quale Lui mi ha messo, continuando a seguire umilmente e fedelmente quel filo misterioso che è nascosto nella complessa trama della mia esistenza. (6 gennaio 2009)
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