«Tra le tante cose buone che poteva fare, Obama ha scelto la peggiore». «È l'arroganza di chi si crede nel giusto».
Con la decisione di ripristinare i finanziamenti statali alle Organizzazioni non governative favorevoli all'aborto, il neopresidente Barack Obama si è messo fin da subito in rotta di collisione con il Vaticano. «Tra le tante cose buone che poteva fare, Obama ha scelto la peggiore: quella di non fermare la strage di innocenti» attacca il presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita, monsignor Elio Sgreccia, mentre L'Osservatore Romano parla di «decisione molto deludente».
Anche in America alcuni gruppi cattolici sono sul piede di guerra e l'organizzazione CatholicVote.org ha scelto di colpire il presidente sul suo terreno: internet. Ha realizzato un video di 40 secondi (la storia di un feto che va incontro a una vita difficile ma alla fine diventa il primo presidente nero degli Stati Uniti) pubblicato su YouTube e che in meno di una settimana è stato visto 460 mila volte dagli internauti, che hanno anche scritto 1.400 commenti. Si vede lo zoom su un feto nel grembo materno durante un'ecografia. «Il futuro di questo bambino è una casa a pezzi, si legge in sovrimpressione. Sarà abbandonato da suo padre. La sua mamma single avrà vita dura a crescerlo». L'immagine del feto lentamente scompare per lasciare spazio a una foto di Obama in trionfo dopo le elezioni: «Nonostante tutte le difficoltà a cui andrà incontro, questo bambino diverrà il primo presidente afro-americano». La scena finale è un primo piano di Obama, con lo slogan: «Vita. Immagina il potenziale». I riferimenti sono espliciti: Obama è cresciuto senza il padre, che ha abbandonato la famiglia quando lui era piccolo. La madre, dopo un secondo matrimonio finito con il divorzio, lo ha cresciuto con l'aiuto dei nonni materni. «Il nostro messaggio è semplice: l'aborto è nemico della speranza» ha detto Brian Burch, direttore di CatholicVote.org.
In Italia, come si diceva, il Vaticano ha preso una dura posizione contro Barack Obama ma anche dal Pdl si sono alzate voci molto contrarie al provvedimento sull'aborto. Il già citato monsignor Sgreccia ha detto che «si tratta di un duro colpo, non solo per noi cattolici ma per le persone che in tutto il mondo si battono contro la strage degli innocenti che si compie con l'aborto. Il diritto alla vita è il primo da tutelare e difendere. E del resto, da una statistica condotta di recente dai vescovi americani, mi pare che l'80% dei cittadini degli States fossero contrari all'aborto». L'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, parla appunto di «decisione molto deludente» e di «un errore sulla strada della difesa della vita umana e della dignità di ogni persona». «Un'amministrazione che vuole ridurre gli aborti non dovrebbe convogliare fondi verso organizzazioni che realizzano e promuovono gli aborti come metodo di pianificazione delle nascite nei paesi in via di sviluppo» scrive il quotidiano citando il cardinale americano Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia e presidente della Commissione episcopale per le attività pro-vita.
«Il presidente Obama ha iniziato il suo mandato con una decisione che lascia interdetti: la scelta di finanziare associazioni e gruppi internazionali che promuovono l'aborto all'estero smentisce infatti le dichiarazioni dello stesso presidente in difesa dei diritti dell'uomo - attacca il senatore del Pdl Stefano De Lillo -. La scienza dice infatti che l'embrione è un essere umano, per di più in condizione di debolezza, e dunque l'embrione stesso è dotato di tutti i diritti, a cominciare da quello fondamentale alla vita: le istituzioni e la società civile hanno il dovere di garantire senza incertezze e senza discriminazioni questo diritto a tutti gli uomini». E il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi: «Ci auguriamo sia solo polvere di stelle. Come si voleva dimostrare, non è ragionevole avere una posizione ideologica su Obama: tanto è condivisibile la posizione sulla politica estera, quanto è assolutamente criticabile la preoccupante azione su aborto e staminali».
L'arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la vita nonché rettore della Lateranense, intervistato per il Corriere della Sera da Guido Vecchi, così si esprime, preoccupato e un po' desolato, sui primi passi di Obama in tema di aborto. «L'essenziale è saper ascoltare tutte le istanze del Paese, senza rinchiudersi in visioni ideologiche con l'arroganza di chi, avendo il potere, pensa di poter decidere della vita e della morte». «Se proibisce la tortura non dica no alla vita nascente». «Apriamo gli occhi, mi sembra ci sia in giro molta polvere di stelle. Sa cos'è?».
D. Cos'è?
R. «Succede quando ci sono tanti problemi urgenti, seri, e insieme delle difficoltà oggettive, mancanza di risorse eccetera. Allora si vanno a prendere altre cose che luccicano e soddisfano forse chi vive di ideologia. Solo che in concreto non portano ad alcun risultato, se non a nascondere i problemi veri».
D. Il presidente Obama ha abolito la legge che vietava di finanziare le organizzazioni internazionali che sostengono, per la pianificazione familiare, anche l'aborto...
R. «Come dice il proverbio: chi ben comincia è alla metà dell'opera... Se questo è uno dei primi atti del presidente Obama mi sento di dire, con tutto il rispetto possibile, che il passo verso la delusione è assai breve. Anche perché, quando ci si erge giustamente a paladini della dignità della persona, ci si aspetta che tale diritto sia esteso a tutti, senza discriminazioni né contraddizioni profonde».
D. Parla della chiusura di Guantanamo e del no alle torture?
R. «Appunto. Nel momento in cui si vuol fare chiarezza su questo — e ripeto: giustamente —, ci si aspetta che tale preoccupazione possa riguardare anche la vita nascente. Il mondo di oggi è più piccolo di quello che crediamo e i temi etici suscitano grande incertezza e magari gravi conflitti nella popolazione. Per questo vanno affrontati con grande prudenza e non con l'arroganza di chi si crede nel giusto, apponendo la firma a un decreto che di fatto è un'ulteriore apertura all'aborto e quindi alla distruzione di esseri umani».
D. Barack Obama è per il diritto di scelta ma ha invitato a trovare un «punto d'incontro» e «prevenire le gravidanze non volute, ridurre il ricorso all'aborto »...
R. «Guardi, sulle questioni etiche non si può giocare con le parole. Dal presidente di un Paese qualsiasi all'ultimo dei parlamentari, andrebbero evitate visioni strabiche, lo scarto tra ciò che soggettivamente uno pensa e ciò che oggettivamente fa. "Sono personalmente contrario all'aborto, però...". Mi sembra che nascondersi dietro i sofismi non sia degno di chi ha delle responsabilità verso i cittadini. La gente vuole chiarezza».
D. Tra l'altro, torneranno i finanziamenti federali alla ricerca sulle staminali embrionali.
R. «La mia prima impressione, se lo facesse, sarebbe di un cedimento alla pressione delle grandi multinazionali del settore. In tutto il mondo gli scienziati spiegano che la ricerca sulle staminali adulte funziona mentre quella sulle embrionali non va da nessuna parte. Addirittura, in alcuni settori, gli interventi sulle cellule a livello genetico stanno superando la necessità di lavorare sulle staminali adulte. Insistere sulle embrionali significherebbe imboccare un vicolo cieco indicato dall'ideologia e non da una valutazione scientifica. No, il problema non è scientifico, è ideologico. Ed economico».
D. La maggioranza dei cattolici ha votato Obama, però.
R. «Non credo che chi lo ha votato abbia preso in considerazione i temi etici, anche perché vengono astutamente lasciati fuori dal dibattito elettorale. Certo non penso che queste scelte gli porteranno consenso. Il popolo per la vita nasce cattolico ma oggi abbraccia una moltitudine di persone. La maggior parte della popolazione americana non è sulle posizioni del presidente e del suo staff. Dai tempi di Tocqueville sappiamo bene che il popolo americano, e in particolare i cattolici, ha un forte senso civile, di appartenenza e lealtà alle istituzioni, ma con altrettanta forza sostiene la propria libertà di critica e il senso della giustizia e della vita».
D. «L'Osservatore Romano» scriveva che questo dell'aborto è «uno dei nodi attraverso i quali si qualificheranno i rapporti tra l'amministrazione Usa e le confessioni cristiane del Paese». E adesso?
R. «Giovedì, a Washington, duecentomila persone hanno marciato a favore della vita. Se la risposta del presidente è di estendere il diritto all'aborto, la profonda contraddizione di cui parlavo prima, con tutta la buona volontà non riesco a capire cosa di nuovo possa proporre. Ma staremo a vedere».
D. Fino a che punto questa faccenda complicherà i rapporti tra Usa e Vaticano? Benedetto XVI, nel suo telegramma di auguri al presidente Usa, ricordava i diritti di «chi non ha voce» ma anche «i poveri», gli «emarginati», parlava della pace tra le nazioni...
R. «La Santa Sede, è evidente, coinvolge la conferenza episcopale del Paese. In primo piano ci sono i vescovi statunitensi, ai quali voglio dare la mia più totale solidarietà: sono chiamati a dare ancora più forza alla loro testimonianza su tutto ciò che riguarda la dignità della persona, quindi non solo i temi bioetici ma anche la povertà, la crisi economica...».
D. Ma con Obama?
R. «Chiunque abbia delle responsabilità, quando inizia un cammino, dev'essere capace di valutare non solo le esigenze del proprio Paese ma anche le conseguenze che ne derivano altrove. Quanto avviene negli Usa ricade in altre parti del mondo. Per questo si dev'essere capaci di ascolto, di umiltà, e magari di chiedere aiuto agli altri».
(Fonte: Corriere della Sera, 24 gennaio 2009)
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