venerdì 9 gennaio 2009

L'ortodossia gay

Scrive l’Arcigay, attaccando: «Se Bonolis e il suo direttore musicale intendono mandare in scena [a Sanremo] uno spottone clerical-reazionario contro la dignità delle persone omosessuali, sappiano fin d’ora che la nostra reazione sarà durissima, rumorosa ed organizzata. Siamo i primi a combattere per il diritto alla libera espressione, ma altra cosa è avallare posizioni omofobe, che tra l’altro alimentano odio e pregiudizio nei confronti delle persone gay e lesbiche».
Questo è quanto è apparso sui giornali la vigilia di Natale riguardo alla canzone che Povia presenterà a Sanremo. Effettivamente il titolo che ho pensato per questo post è illuminante. Quello che chiamo ortodossia gay è una sorta di "clericalismo" omosessuale. Mi sembra che l’Arcigay e il suo presidente Mancuso si battano alacremente per difendere una sorta di "ortodossia", una specie di visione dell’omosessualità che è in quel modo e basta; non ci possono essere esperienze e situazioni differenti altrimenti la loro sarà una “reazione durissima, rumorosa ed organizzata”. Non male. Insomma o ci si adegua ai dogmi oppure l’inquisizione colpisce.
Luca era gay è il titolo, il testo non si conosce, eppure “anathema sit”; dovrebbe dire (si suppone) che Luca era gay e ora non lo è più, quindi passato da una condizione ad un’altra, ma questo è inaccettabile, è omofobo.
Povia in un’intervista del 2005 ha affermato di avere avuto un periodo di omosessualità e di essere poi cambiato, perché non può dirlo? Perché non può essere accaduto? Perché non può essere una delle sfumature dell’omosessualità? Perché non rispetta l’ortodossia dominante? Se ci fate caso non ho parlato di guarigioni, malattie, genetica e quant’altro, solo di buon senso.
Anna Tatangelo nella passata edizione poteva fare uno spot al mondo gay cantando sullo stesso palco Il mio amico; ora di fronte ad un titolo, ancora neanche una canzone, si tirano fuori aggressività e minacce. “Bloccheremo Sanremo” gridano addirittura.
Mi sembra di notare che o ci si adegua a tale impostazione o ci si deve aspettare una reazione dura e organizzata. Qualcuno magari tirerà fuori il documento UE sulla depenalizzazione, ma la bufera nel bicchier d’acqua è già stata affrontata e demitizzata. In generale, quindi, attenzione. Se non vi uniformate alla “vulgata” rischiate una dura gogna mediatica. (Taspaolo, La Cittadella, 30 dicembre 2008)

1 commento:

Anonimo ha detto...

In realtà la Tatangelo più che uno spot pro gay si è semplicemente rifatta allo stereotipo dei gay che si sente donna in un corpo di uomo, che non è proprio stato ben accetto negli ambienti gay che non riconoscono né nella transessualità e né nel checchismo mangioliano.
L'uno gruppo a cui può essere piaciuta una canzone del genere è quello delle bimbeminkia che sognano di avere l'amicogay