Ogni fine settimana è un nuovo bollettino di guerra. Giovani vite stroncate dalla velocità, dalla droga, dall’alcool… Chi di noi non ne ha sentito parlare? Chi non ha visto in TV le immagini di funerali strazianti? Casi che ormai non sono più isolati, shockanti, ma che rischiano di diventare semplici numeri di un interminabile elenco, destinato a ripetersi all’infinito tra l’indifferenza generale. È una moria, una strage: il risultato di una guerra in atto di cui non ce ne rendiamo conto. E non se ne rendono conto per primi gli adulti, i genitori, gli educatori.
Io penso che non dovremmo mai rinunciare ad interrogarci. Potremmo cominciare a porci alcune domande: ma è normale che in questi casi una folla di genitori si accalchi alle prime luci dell’alba in una caserma della polizia per avere notizie dei propri figli? E’ normale che un figlio (anche sedicenne, come una delle recenti vittime) faccia questo tipo di vita? E’ normale che si debbano tenere in piedi dei luoghi chiamati discoteche, all’interno delle quali ci si rincoglionisce in modo tale che poi non si riesce nemmeno a stare in piedi? E’ normale che un ragazzo identifichi il divertimento con lo stare un’intera nottata a spararsi decibel nel cervello, a sballarsi di pillole, a rimbecillirsi di alcolici? E’ normale che in quei luoghi si sia fatta l’abitudine a vedere giovani che vagano come zombie o che vomitano sui divanetti e dentro i bagni? E’ normale che le ragazzine (anche dodicenni, se non più giovani) comincino a frequentarli (spesso di nascosto dai genitori) travestendosi da prostitute?
Spiace doverlo dire, ma la principale responsabilità della morte di tanti giovani è dei loro genitori. Perché si sono arresi a questa anormalità divenuta normale.
Certo, mi rendo conto che nella crisi totale del pensiero contemporaneo, in questa società malata, in crisi di raziocinio, non si è nemmeno più d’accordo sul concetto di normalità.
Potremmo provare a sostituire a normale la parola bene, e riproporre le stesse domande di prima. Magari aggiungendone delle altre.
E’ bene che i ragazzini si nutrano di televisione? E’ bene che presto si droghino di Grandi Fratelli, Isole dei famosi, amichetti della De Filippi, tronisti e veline? E’ bene che siano lasciati soli a navigare su internet, avendo a disposizione tutto ciò che di porco è immaginabile? E’ bene che si rimbecilliscano già in tenera età di videogiochi? E’ bene che siano esposti senza filtri al tambureggiamento pubblicitario? E’ bene che i genitori non si curino di controllare cosa leggono, specie le ragazzine, e che non si preoccupino di giudicare certi prodotti editoriali (provate a leggervi una roba come "Cioè"...)?
Andiamo avanti? Forse ne vale la pena.
E’ opportuno che i genitori mettano al mondo dei figli e poi non siano disposti a prendersi le responsabilità che questo comporta? E’ opportuno che nella vita degli adulti ci sia poco tempo a disposizione per i figli? E’ opportuno che si sia solo capaci di dire di sì e non si abbia la forza di dire dei sacrosanti no? E’ opportuno cedere alla logica del “Che ci vuoi fare? tanto lo fanno tutti”? E’ opportuno continuare ad offrire pessimi esempi ai figli? E’ opportuno difenderli a spada tratta anche quando sono indifendibili, solo per non ammettere il proprio totale fallimento? E’ opportuno assorbire e praticare lo stile di vita del ragazzino, quando invece il ruolo dell’adulto sarebbe ben altro?
Fermiamoci qui, anche se le domande potrebbero essere ancora molte. E’ chiaro che il crollo del mondo giovanile è conseguenza del crollo degli adulti. Dal secondo dopoguerra in poi i punti di riferimento si sono fatti sempre più sbiaditi. Il Sessantotto ha lavorato a stroncare ogni autorità e con la sua mitologia della ribellione ha creato solo delle nuove dipendenze e delle nuove schiavitù. La situazione si è aggravata con l’avvento della televisione, a partire specialmente dagli anni Ottanta. Oggi è un disastro mondiale.
Mentre sulla strada c’è ancora il sangue di tanti ragazzi, mentre ancora ai loro funerali si piange, i TG mandano in onda acriticamente l’euforia delle feste: musica, balli, ragazzi che apparentemente sembrano divertirsi da matti, baci sotto le stelle, bottiglie di birra o di superalcolici brandite come trofei, look da dive… Tutto quello per cui questi poveracci vanno a schiantarsi. Allora ci ri-chiediamo: E’ normale? E’ bene? E’ opportuno?
(Fonte: Gianluca Zappa, La Cittadella, 7 gennaio 2009)
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