«Forse bisognerebbe andarci piano con i confronti, ma se anche quella parola, “campo di concentramento” fosse appropriata, bisognerebbe specificare subito chi ne tiene le chiavi, chi sono i carcerieri. Altrimenti si rischia, restando nel vago, di dar credito alla parola d'ordine “Gaza come Auschwitz, ebrei come nuovi nazisti” tanto cara a certi movimenti di estrema sinistra filoislamista».
Lo afferma il professor Giorgio Israel, intellettuale ebreo, storico della matematica ed editorialista dell'Osservatore Romano, rispondendo all’affermazione del Card. Renato Raffaele Martino, riportata da “Il Sussidiario”. «Gaza - ricorda Isarel al Cardinale - poteva essere il primo nucleo del nuovo stato palestinese, dopo la fine dell'occupazione, e invece un movimento terrorista, Hamas, se ne è impadronito facendone una piattaforma di lancio per missili verso Israele e una base da cui si prepara il nuovo capitolo dello scontro con l'entità sionista da eliminare». «Eminenza - risponde Israel dalle stesse colonne de “Il Sussidiario” - se non si parla chiaro, e non si dicono le cose con il nome e il cognome quella ingiustizia, che Lei giustamente depreca, diventerà un nostro peccato».
Sui siti cattolici più vicini al pensiero di Benedetto XVI le parole di Martino sono state criticate con argomenti simili. «Il risultato - afferma Sandro Magister sul suo blog - è che le parole di Martino hanno rumorosamente soverchiato quelle del Papa. Non solo. Hanno convalidato l'idea che, sotto sotto, il vero pensiero del Vaticano non sia quello misurato della diplomazia ufficiale, ma quello più brutale “candidamente” formulato dal Cardinale». «Si pensa di rendere un servizio al Papa comportandosi come ci si sta comportando? Non è ora di darci un taglio e di farla finita?», si chiede, infine, il Paparatzinger blog.
(Fonte: Petrus, 7 gennaio 2009)
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