giovedì 5 febbraio 2009

Eluana Englaro: quando volutamente si tace una parte di verità

«Con Eluana mai parlato di morte: con lei di queste cose non ne abbiamo mai parlato, questi argomenti non rientravano nelle nostre discussioni di adolescenti. Si parlava di feste, di uscire, di trovarsi tra amici. E questo non perché fossimo superficiali» . No, dei casi dell’amico e dello sciatore Leonardo David lei con Eluana non ha discusso. Così ha risposto Laura Magistris, una compagna di scuola di Eluana, collegata al telefono con «Porta a Porta» nella trasmissione di ieri sera. Una testimonianza in viva voce. Ma molte altre sono passate, per iscritto, sul rullo della trasmissione di Bruno Vespa, durante la puntata andata in onda ieri sera. Dichiarazioni dello stesso tenore di quella di Laura, che non sono state ascoltate dai giudici che hanno deciso sul caso. Sì, si sarà parlato in classe del caso di Rosanna Benzi, la donna vissuta in un polmone d’acciaio e che allora era alle cronache, «ma non ricordo prese di posizione da parte sua o di altre compagne» , dice una ragazza. «In queste settimane ci ho pensato spesso e se Eluana allora avesse espresso queste convinzioni senz’altro me ne ricorderei» , un altro passaggio.
Le ricostruzioni del pensiero di Eluana, definita spesso «piena di vita» , sono state raccolte da Rosaria Elefante, promotrice dell’istanza alla Corte europea in nome di una serie di associazioni, che le ha inserite in un esposto. «Attraverso queste amiche abbiamo scoperto un’altra Eluana» , ha detto la Elefante.
Anche la Madre generale dell’istituto delle Misericordine, che risiede a Monza, è stata intervistata in esclusiva dal programma. Così come la professoressa di Eluana, suor Caterina Gatti. La «Rina» della lettera di auguri natalizi scritta da Eluana (e pubblicata per la prima volta da Avvenire) e letta in apertura di quinte. Uno scritto, pieno di entusiasmo per gli studi universitari intrapresi in università Cattolica, che «non è stato messo agli atti del processo, perché?» , ha chiesto il conduttore, replicando con forza alla deputata radicale Antonietta Coscioni, che lo accusava di portare solo documenti e interviste «di parte».
Emergono dunque nuove testimonianze su Eluana Englaro e, ancora una volta, provengono da chi l'ha frequentata e conosciuta durante i cinque anni trascorsi al Liceo linguistico "Maria Ausiliatrice" di Lecco. A parlare è suor Rina Gatti, antica insegnante di Lettere di Eluana, che in questi giorni ha ritrovato una lettera scritta dalla giovane poche settimane prima del grave incidente del 18 gennaio 1992. Nella lettera alla religiosa, oggi in servizio all'Istituto Don Bosco di Padova, la ragazza, infatti, porgeva a suor Rina gli auguri per le imminenti festività natalizie e di fine anno. «In queste due paginette - racconta suor Rina - Eluana parla della sua vecchia scuola facendo trasparire il profondo legame di amicizia che si era instaurato tra di noi». Una testimonianza che, secondo la religiosa, contrasta con quanto riportato nella sentenza della Corte d'Appello di Milano, dove si dice che la ragazza fu invece «costretta» a frequentare la scuola delle suore perchè a Lecco non c'era un Liceo linguistico pubblico.
Suor Rina obietta qualcosa anche su un altro passaggio della sentenza, là dove si legge che dalle suore la giovane si dovette «adattare ad un contesto ambientale e ad un corpo docente che, nel giudizio di Eluana, sarebbero stati del tutto refrattari al confronto e al dialogo, mentre lei considerava questi ultimi di essenziale importanza». Infine, la religiosa apprende «con dolore» che, come si legge nella riga successiva della sentenza, frequentare il Liceo dalla suore di Maria Ausiliatrice, avrebbe provocato ad Eluana una «forte crisi di rigetto e di insofferenza». «Se così fosse - protesta suor Rina Gatti - non si capisce perché, a distanza di oltre due anni dalla maturità, senta la necessità di inviarmi questa lettera dove tra l'altro, scrive: «Ho deciso di ricominciare con te che sei - dice lei - la mia educatrice». E poi: «Volevo dirti sinceramente che mi manchi». E ancora: «E adesso chi mi sgrida quando ne combino una delle mie?». A Rina non sembra proprio che si rivolga ad una persona che le aveva provocato crisi di rigetto e insofferenza.
Poche righe più sotto, Eluana comunica a suor Rina «una supernotizia». E, come riferisce la religiosa, scrive: «Ho cambiato facoltà e... per la tua gioia sono andata in Cattolica. Mi trovo molto bene! Ho professori eccezionali. Pensa te che da quando sono iniziate le lezioni, il 6 novembre, non ho perso neanche una lezione. Sono brava?». Effettivamente, dopo essersi iscritta a Giurisprudenza all'Università Statale di Milano nell'anno accademico '89/'90 e aver sostenuto l'esame di Istituzioni di Diritto romano, conseguendo una votazione di 26/30, Eluana il 10 ottobre 1991 inoltrò domanda di trasferimento all'Università Cattolica, nella facoltà di Lingue e letteratura straniere. La domanda fu protocollata alla segreteria di Largo Gemelli il 25 novembre '91 e l'ammissione fu deliberata, senza però la convalida dell'esame sostenuto in Statale, perché non coerente con il nuovo piano di studi.
A causa dell'incidente Eluana non potè più formalizzare l'iscrizione e così, nel giugno del '93, la procedura fu sospesa e la documentazione restituita alla Statale. Anche nella sentenza della Corte d'Appello si fa riferimento a questo cambio di facoltà, senza però specificare che la giovane transitò dalla Statale alla Cattolica. Semplicemente, si scrive che «mutò successivamente indirizzo di studi passando a frequentare una facoltà linguistica di tipo turistico-manageriale». «Perchè questa omissione» - si chiede suor Rina. Eluana era molto contenta della scelta fatta, tanto che mi scrive: «Penso finalmente di aver trovato la mia strada!!! Non ho mai amato tanto studiare e soprattutto frequentare le lezioni?. Anche in questo caso, non mi pare che Eluana fosse scontenta di frequentare un'istituzione cattolica, tutt'altro. Da questa lettera traspare invece il ritratto di una ragazza determinata e felice, soddisfatta del cammino intrapreso e desiderosa di comunicarlo a chi, come me, la conosceva bene, la stimava e le era amica».

(Fonte: Avvenire, 4 Febbraio 2009)

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