venerdì 27 febbraio 2009

Melma morale: la deriva degli istinti peggiori

Gli ultimi episodi di cronaca nera sono allarmanti. Stranieri che stuprano una ragazza a Guidonia, gruppi di stranieri che fanno la stessa cosa ad altri stranieri, ma anche ragazzi bene italiani che operano nello stesso modo, fino ad arrivare al ragazzo che, per vendetta, violenta la sua ex. Altri che si divertono a dar fuoco a un indiano senza fissa dimora, utilizzando l'ultimo litro di benzina del loro rifornimento "fai da te”. Esaminando poi le confessioni degli interessati, la versione è sempre la stessa; nulla di eccezionale: avevamo bevuto, volevamo vivere una forte emozione, volevamo divertirci. La domanda è se si tratta di fatti casuali o di tendenze di comportamento. Purtroppo si tratta di tendenze. Rappresentano l"apice di una deriva. Si dirà che la situazione è complessa: forti tensioni sociali (immigrazione), degrado di periferie abbandonate, crisi economica, crisi di riferimenti educativi. Non è solo questo: si sta perdendo la rete di regole di convivenza. Impressiona il fatto che gli autori di crimini non abbiano coscienza dei loro comportamenti delittuosi. Sono lì a meravigliarsi che qualcuno si meravigli.
Eppure i fatti rivelano due caratteristiche: la violenza, la vigliaccheria. La violenza è matrice anche dei delitti sessuali. Prendere di mira una coppietta; bastonare il ragazzo e violentare la ragazza non risponde solo a un incontrollato istinto sessuale. La modalità sfida il rispetto dei due e, in qualche modo, li violenta entrambi. La vigliaccheria è l’altro elemento. I forti delinquenti scelgono le loro vittime perdenti. Lo fanno in gruppo: per sentirsi sicuri, per non soccombere ad eventuali reazioni. La donna è la preda preferita. Sola, indifesa, tenuta di mira. Ma i fatti di cronaca non possono essere ridotti a episodi isolati di comportamenti asociali. Rappresentano il culmine di una violenza e di una vigliaccheria ampiamente diffusa nel sentire sociale.
Tre riferimenti: l’economia, la politica, la vita familiare. Oggi tutti piangono per la crisi economica: pensata, attuata da menti diaboliche per arricchirsi. Senza pietà e senza rispetto. Il crollo del sistema economico è frutto della violenza dell’arricchimento: con inganni, con millantati crediti, con la coscienza della bolla dei numeri. Nessuna polizia nazionale e internazionale ha ancora colpito i criminali di stupri economici. Alcuni si sono arricchiti, mentre milioni di persone sono diventate povere. Così per la politica: il consenso da acquisire e conservare ad ogni costo autorizza a cavalcare emozioni, a dare notizie false, a comportarsi in modo indegno dei principi di uguaglianza e di equità. Con indifferenza, con convinzione: senza nessuno scrupolo per il bene generale per il quale si è stati chiamati a governare. Infine la vita familiare ridotta spesso a violenza, prevaricazioni, abbandoni, con l’unico obiettivo del proprio benessere, da ottenere ad ogni costo, calpestando sentimenti, legami, doveri.
La melma istintuale sta permeando il nostro sentire: più cattiva di quella animale, orientata solo alla propria conservazione. Nel profondo della vita quotidiana c'è un'indifferenza sottile a chi ci cammina accanto: quando si guida si è padroni della strada, quando si fanno le file alla posta si cerca di "fregare" la priorità di qualcun altro, quando si vive in condominio non si rispettano le regole-basi della convivenza... E si potrebbe continuare. Il non rispetto dell'altro in nome della propria libertà. Quindi l'altro non esiste: diventa invisibile. E, se esiste, mi dà fastidio e lo cancello, lo insulto, lo scanso, lo ignoro. Nei casi più gravi ed eclatanti, lo violento, lo picchio, lo brutalizzo. Assisto a scene di razzismo sulla metropolitana e per la strada. Parole velenose, sussurrate o gridate anche da donne, da persone anziane, da uomini cosiddetti "rispettabili"; sguardi di odio e gesti di stizza compiuti da nonne nei confronti di donne immigrate con un passeggino o con un bambino. Ho visto scene di bullismo nei confronti di ragazzi timidi. E ho deciso di accendere il meno possibile la televisione, dove si cerca in continuazione un fantomatico capro espiatorio e, trincerandosi dietro il diritto di cronaca, si aizzano gli odi, si dà voce ai linciaggi, si creano emulazioni. Il nemico è sempre fuori, altro da noi. Forse, invece, è nascosto - almeno in parte - proprio dentro quel magma pulsionale che si agita impazzito in ciascuno di noi, e che ciascuno di noi ostinatamente ignora. Certamente la vita sociale offre ancora esempi di rispetto, di donazione, addirittura di martirio. Ma la deriva degli istinti peggiori permea sempre più la società, dove valori come la distinzione tra bene e male; tra diritti e doveri; tra il possibile e il proibito stanno inesorabilmente scomparendo. E questo ce lo dimostrano i fatti di cronaca nera, che ci insegnano molto di più di quello che in realtà tristemente sono.

(Fonte: Vinicio Albanesi, Redattore sociale, 3 febbraio 2009)

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